Le serie d’epoca continuano a conquistare il pubblico su Netflix, spaziando tra successi spagnoli, britannici, tedeschi e italiani. Tra questi spicca La legge di Lidia Poët, un vero gioiello del piccolo schermo italiano, con protagonista Matilda De Angelis.
Ambientata nell’Italia di fine Ottocento, la serie racconta la storia di Lidia Poët, la cui iscrizione all’Ordine degli Avvocati venne revocata dalla Corte d’Appello di Torino per il semplice fatto di essere donna. Determinata a ribaltare la sentenza, Lidia comincia a lavorare nello studio del fratello Enrico.
A fianco di Lidia troviamo inoltre Jacopo, suo cognato e giornalista, che la guida tra le oscure indagini della Torino dell’epoca. Tra casi intriganti e una battaglia per la giustizia, la serie propone dunque un’eroina moderna, calata in un’ambientazione storica perfettamente ricostruita.
La trama e il cast della serie tutta italiana
Torino, 9 novembre 1883: una sentenza della Corte d'appello dichiara illegittima l'iscrizione di Lidia Poët all'Albo professionale degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione forense soltanto perché donna. Senza soldi ma piena di passione e orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.
Con solo sei episodi, La legge di Lidia Poët è un dramma procedurale avvincente e raffinato, creato da Guido Iuculano e Davide Orsini e diretta da Matteo Rovere, Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa. Protagonista è, come accennato poco sopra, la talentuosa Matilda De Angelis, affiancata da Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino, in un racconto che celebra coraggio e determinazione in tempi ostili per le donne. A completare il cast ci pensano anche Sinéad Thornhill, Sara Lazzaro, Dario Aita e Gianmarco Saurino.
La vera storia di Lidia Poët
La vera storia di Lidia Poët, prima donna avvocato d’Italia, è ancora oggi un esempio di coraggio e determinazione. Nata in Piemonte, Lidia studiò Giurisprudenza all’Università di Torino e si distinse come assistente in numerosi processi. Superò l’esame di abilitazione forense con il sostegno della maggioranza dell’Ordine, ma la sua iscrizione fu revocata perché donna, "condizione" considerata incompatibile con la professione legale.
Lidia non si arrese e dedicò la vita all’attivismo per i diritti delle donne. Solo nel 1919, con l’approvazione della legge 1176, le donne ottennero il diritto di accedere a professioni pubbliche, inclusa quella di avvocato. Finalmente riuscì a iscriversi all’albo, infrangendo le barriere patriarcali che per decenni le avevano impedito di esercitare la sua vocazione.
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