Tutto è partito da Un bacio, di Ivan Cotroneo, nel 2016, il suo primo film da protagonista. L’anno dopo, è nella Porta rossa, la fortunata serie ideata da Carlo Lucarelli ambientata a Trieste e negli ultimi tre anni, è entrata e uscita dal carcere minorile di Napoli: in Mare fuori (la terza stagione è in streaming su Raiplay, ed è in onda su Rai 2), Valentina Romani, 26 anni, interpreta la zingara Naditza: ruba per sfuggire al padre che la vuole vendere in sposa al miglior offerente. Romana, scrive poesie, è l’unica italiana nella miniserie francese Bardot e in aprile uscirà il suo prossimo film: Il sol dell’avvenire, di Nanni Moretti.
Cominciamo dalle poesie...
Ho sempre scritto, è un modo per riordinare i pensieri ma le poesie sono una passione recente, mi piaceva l’idea di dare un ritmo anche musicale alle mie riflessioni... Non ho alcuna pretesa, mi fanno bene e basta. Un’amica a Natale mi ha regalato un libro bellissimo di Alda Merini, La volpe e il sipario.
Il pianoforte invece? Naditza ha un dono.
Io, purtroppo, non so suonare nessuno strumento, ho preso lezioni di pianoforte per imparare come muovere le dita sulla tastiera ma non sono io a suonare nella serie bensì una bravissima studentessa del conservatorio che poi è diventata mia amica, si chiama Valentina anche lei.
Il suo personaggio è prigioniero della famiglia. Ha parlato con qualcuna che ha vissuto situazioni simili?
Per la verità ho scelto di non lasciarmi guidare da esperienze di vita reali, volevo metterci qualcosa di mio, ho lavorato in collaborazione coi registi della serie. A cavallo tra la prima e la seconda stagione siamo rimasti chiusi in casa per il covid, nulla in confronto all’inferno che vivono certe donne ma ho riflettuto molto su cosa significhi non poter essere libera di decidere della tua vita, dev’essere spaventoso. Naditza ha bisogno di rinchiudersi in carcere per sentirsi veramente libera, è una libertà anche interiore. Inoltre, sta vivendo l’adolescenza, una fase delicata della vita di chiunque, e per questo le perdoniamo molti degli errori che fa.
Cosa c’è dell’adolescente Valentina nel suo personaggio?
Come lei, non avevo paura di sbagliare, pensavo che per rimediare agli errori comunque c’era sempre tempo, non mi facevo troppi problemi prima di dire o fare qualcosa. Poi diventi grande e a un cero punto ti suona un campanello, capisci che certi errori li paghi quindi valuti bene le conseguenze. È stato il lavoro a farmi crescere, mi ha insegnato a essere meno precipitosa.
Naditza sembra un animaletto, è molto fisica: come ha lavorato sul movimento?
Quando facevamo le letture tutti insieme, un giorno, il regista mi ha detto “Tu sei Trilly di Peter Pan” e io questa cosa me la sono un po’ fissata nella testa perché Naditza è pazzerella e solare, nonostante il vissuto drammatico fa ridere, è goffa e buffa. Le lezioni al pianoforte mi hanno aiutato a prendere consapevolezza del portamento. Avendo fatto danza classica per anni, ho dovuto limare il modo di camminare, di stare seduta... È anche molto manesca, non ci pensa troppo ad alzare le mani, è abituata a prenderle, e si muove un po’ come una bambina: c’è questa idea della leggerezza, che possa volare sopra qualsiasi cosa perché alla fine è una sognatrice.
In carcere si azzerano le differenza, la zingara e il milanese ricco e colto stanno insieme ma poi là fuori?
Naditza non fa sconti a nessuno, a volte le sue parole sono veramente forti, come quando dice a Filippo qua dentro siamo uguali ma là fuori io sarò sempre “una zingara di merda”… Per quello si sente protetta dietro le sbarre. La situazione nelle carceri è complicata, dovrebbero essere un luogo di reinserimento ma di strada da fare ce n’è ancora tanta e Mare fuori può fare un po’ da lente d’ingrandimento su alcune realtà poco viste. Qualche mese fa, alcuni ragazzi sono evasi dal Beccaria di Milano e fa pensare che si possa mettere a repentaglio il percorso rieducativo fatto fino a quel momento per qualche ora di libertà. La nostra serie è abbastanza cruda ma racconta in modo molto autentico valori come l’amicizia, dà molta speranza, ti fa capire che gli errori li può fare chiunque, che a volte la colpa non è solo tua, molto fa il luogo dove ti sei ritrovato a crescere. Però là fuori c’è il mare...».
E fa luce sulle tante persone che sacrificano la vita privata per un lavoro che ha un valore sociale enorme.
Gli educatori e i direttori delle carceri minorili diventano punti di riferimento importanti. È una vocazione, queste persone possono davvero fare la differenza per i ragazzi: è fondamentale trovare una persona che crede in te.
Chi le ha insegnato di più?
Le mie due guide sono Alessia Barela e Lino Guanciale. Avevo 19 anni ai tempi della prima stagione de La porta rossa e Alessia mi diceva sempre “Tu puoi spostare le montagne”. Mi ha dato grinta. Lino è professionale, molto presente e generoso, non capita spesso di sentirti così a tuo agio con qualcuno sul set. Il nostro mestiere è difficile perché il gruppo di lavoro cambia continuamente. Lino mi ha insegnato che la gentilezza e la professionalità devono coesistere, non c’è l’una senza l’altra. Quando l’ho conosciuto ero agli inizi ed è stato un’ispirazione, da allora ho sempre cercato di somigliargli.
So che è ancora tutto top secret ma com’è stato lavorare con Nanni Moretti?
Un sogno diventato realtà, avevo visto tutti i suoi film, lo consideravo un gigante, ero molto emozionata. Adesso posso confermarlo: è un gigante.
Il cast di Mare fuori è pieno di ragazzi: chissà quanti amori sono nati sul set...
Per quanto mi riguarda grandi amicizie, sì. Massimiliano Caiazzo e Nicolas Maupas (Carmine e Filippo) ormai sono fratelli, gli voglio un bene dell’anima. E anche a Carolina Crescentini, un’attrice incredibile, sempre in ascolto: con lei senti davvero di avere le spalle coperte ed è una buona amica anche fuori dal set.
Un punto di svolta nella sua vita?
Iscrivermi all’università: il mio lavoro può fare paura, non hai la certezza di poterlo fare con continuità. Ricominciare a studiare mi ha dato un distacco molto sano da questo mestiere, mi ha permesso di farlo ancora meglio... Essere bocciata a un esame ti restituisce un senso di realtà inappagabile.
Qual è la cosa più illegale che ha fatto?
A parte falsificare la firma dei miei a scuola che non credo sia un reato? Nulla. Una volta mi sono dimenticata di passare dalla cassa e sono uscita dal bar. Non si era accorto nessuno ma il giorno dopo sono tornata indietro, ho chiesto scusa e ho pagato.
Il nostro podcast
È Valentina Romani la protagonista dell’ultimo episodio della serie podcast Fino a qui, miniserie audio di Chora Media promossa da Elle Active! con Elizabeth Arden. Dopo Carlotta Vagnoli, Carolina di Domenico e Antonella Savani, è l’attrice romana a raccontarsi. La serie ci porta alla scoperta delle scelte, gli incontri e gli avvenimenti che le hanno portate fino al punto della vita in cui si trovano ora. È promossa dal nostro forum Elle Active! con Elizabeth Arden, storica azienda di cosmetica fondata oltre un secolo fa a New York dall’omonima imprenditrice. "Go out and make your mark", diceva la Arden, una donna rivoluzionaria, che forniva rossetti rossi alle suffragette in marcia lungo Fifth Avenue. Un’ispirazione, come ci auguriamo possano esserlo le conversazioni con le quattro protagoniste di Fino a qui (disponibili sulle principali piattaforme audio e che potete ascoltare anche qui so).