Il titolo è abbastanza eloquente: Fedeltà. E, già lì, capisci che si parlerà di tradimenti a go go, crisi coniugali, amanti e corna come se piovesse. Ti domandi perché mai Netflix rilasci una serie così proprio il 14 febbraio, in pieno San Valentino day, e una parte di te sussurra: "Anche no, grazie". In fondo, di tradimenti è pieno il piccolo schermo... Questa serie però è diversa. Tanto per cominciare si ispira all'omonimo romanzo di Marco Missiroli, finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani. Per capirci: lo hanno letto tutti ed è diventato, in breve tempo, un caso letterario. Inoltre la serie ha un setting completamente diverso dal solito: non ci rifila la solita storia della coppia spompata, o il trito stereotipo de "il matrimonio uccide il desiderio". Macché. I due protagonisti, Carlo e Margherita, sono affiatati, per non parlare del loro sesso, diciamo così, parecchio creativo che tra i luoghi preferiti elegge i bagni pubblici (una scelta igienicamente discutibile ma l'erotismo, si sa, chiede coraggio). Dunque? Dunque la loro crisi non si spiega o, almeno, non si spiega se uno prende a riferimento il manuale dei cliché amorosi. La faccenda dunque si fa interessante perché, potenzialmente, quei due potremmo essere noi.

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Michele Riondino e Carolina Sala in una scena di Fedeltà

La spiegazione apparente dello tsunami che travolge i protagonisti sembra essere la gelosia, presunta o fondata. Un sentimento a cui nessuno è immune (di nuovo: una certa strizza pervade lo spettatore). Di mezzo per altro ci sono un'avvenente scolaretta, Sofia (Carolina Sala) e un fisioterapista da far girare la testa, ovvero l'attore Leonardo Pazzaglia, Andrea nella serie tv. Però, appunto, quella è solo la ragione superficiale. Il vero vulnus della coppia è un altro e viene mezzo spoilerato dal claim della stessa serie tv: "Chi ama si tradisce". Sì, esatto: "si" non "ti".

Al centro del libro di Missiroli, e di riflesso della serie tv di Netflix, non c'è tanto, o solo, la fedeltà coniugale ma prima di tutto la fedeltà verso se stessi. Quanto rinunciamo a noi stessi pur di dare vita all'idillio coniugale? E nel momento in cui questo si incrina, cosa resta di noi? La domanda non è poi così banale visto che l'amore è fatto di compromessi. Donarsi all'altro implica per forza di cose una rinuncia a qualcosa: da un desiderio a una routine. Bisogna fare spazio all'altro ed è giusto così. Tutto però sta nella misura. "I compromessi esistono ma non possiamo arrivare a rinunciare a noi stessi", commenta in conferenza stampa Michele Riondino che, in Fedeltà, presta il volto al protagonista Carlo.

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Leonardo Pazzagli nel ruolo del psicoterapista

Ora, è chiaro che il libro sviscera questi interessanti dilemmi morali con un passo che, per esigenze di comunicazione, non è lo stesso della serie tv. "Il romanzo di Missiroli era molto intimistico quindi, per forza di cose, abbiamo dovuto un po' tradirlo per tradurre il linguaggio narrativo in linguaggio drammaturgico", spiegano i tre sceneggiatori Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella. I cambiamenti non sono radicali: i personaggi restano quelli, così come le dinamiche. Si sono aggiunti giusto degli eventi e delle azioni inedite rispetto al romanzo, funzionali a dare corpo ai dilemmi interiori di Carlo e Margherita. Lo spettatore giudicherà la bontà del tradimento anche se l'impressione è che non si sia trovato il giusto passo: la serie tv arranca, diventa criptica più che drammatica. Non accende, diciamo così, il desiderio e questo è un po' un grosso limite, visto che di desiderio di parla...

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courtesy photo/foto di SARA PETRAGLIA/NETFLIX© 2021
Lucrezia guidone in Fedeltà

Sicuramente però l'impatto visivo è efficace. Milano si prende tutta la scena, illuminandola di un sole accecante (in realtà rarissimo nel capoluogo, ma la prendiamo per una licenza poetica). Inoltre bisognerebbe fare una statua al reparto scenografico: le case sono una più bella dell'altra, compreso il monolocale intasato di libri, fogli e mobili di Carlo e Margherita. Per non parlare dell'appartamento che Margherita vorrebbe comprare: di uno chic pazzesco. Ogni inquadratura alimenta insomma il desiderio di trasferirsi a Milano. E non è poco. Bravi anche gli attori Michele Riondino e Lucrezia Guidone, credibili nei loro ruoli di innamorati interrotti.