«San Siro, abbracciami!», urla Cesare Cremonini dal palco di Milano, nella prima data ufficiale del tour 2025. È emozionato e felice per questo grande ritorno, il palco gli è mancato, ha bisogno di sentire il suo pubblico vicino per tornare nei luoghi dove è nato Alaska baby che è l’ossatura narrativa del tour, perché è un disco centrale per la sua carriera, «con una sua coerenza, che non andava disturbata».

Sono passati tre anni dall’ultimo concerto, Cremonini ha attraversato una crisi personale e umana che l’ha portato a 8000 chilometri dalla sua Bologna. Qualche mese fa, ci ha fatto ascoltare quel viaggio di rinascita nel disco. Questa sera ce lo fa rivivere, tenendoci tutti per mano. Perché non ci vuole tornare da solo, in Alaska. «Quello che ho fatto è diventato musica, liberazione, calore. È incredibile cosa si possa fare con il dolore, è incredibile cosa si possa fare con l’amore. San Siro, vieni a sognare con me», grida. È compito dell’artista-ci aveva raccontato in una chiacchierata prima del concerto-trasformare le esperienze più intime della vita in visioni. Non è ancora il momento per lui «di creare meravigliosi, festanti karaoke». Ha altre cose da dire, da sperimentare. «Ho voglia di mettermi alla prova, di avere paura, di studiare, di imparare», ci ha detto. E così, per esempio, due anni fa, ha cominciato a prendere lezioni di fisarmonica. Altra scommessa, vinta, stasera, a San Siro. La gioia è quella di un bambino, quando alla fine di Nonostante tutto guarda la band fiero: «Ce l’abbiamo fatta!» . Cesare non ce la fa ad andare sul palco a recitare una parte: «È più forte di me…».

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Erika Serio

Una novità anche i performer sul palco che interagiscono con lui e con le canzoni, permettendogli di giocare con più linguaggi in un concerto che è una vera esperienza immersiva, tra i ghiacci, i deserti rossi, le albe rosa, gli oceani, fino al momento più suggestivo delle aurore boreali ricreate nello stadio grazie a laser potentissimi mentre Cesare duetta con la regina della musica italiana, Elisa e la sua voce cristallina, come i ghiacci che ci avvolgono. E chi la sente più l’afa? Lei è vestita di bianco, è stata il suo arcangelo in questa nuova avventura. Ma il momento da brividi è un altro, è quando sul palco arriva prima la voce e poi, da sotto i portici di Bologna ricreati in cinemascope, tutta la bellezza di Luca Carboni, a cantare San Luca. È il suo primo palco dopo la malattia: «È bello essere qui con voi», dice. E poi, quasi in un sussurro, «...in questo mondo».

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Erika Serio

Cesare Cremonini Live 25 è un grande lavoro di squadra. Duecento le persone coinvolte. Allo show hanno lavorato insieme lo studio creativo londinese North House, Claudio Santucci di GiòForma e il lighting designer Mamo Pozzoli. Lo schermo di 65 metri ha una risoluzione altissima, suoni visioni e movimenti amplificano le emozioni della voce e della musica. Il motivo del cerchio, simbolo di armonia e ciclicità, ritorna e si trasforma. Una grande eleganza che riflette l’equilibrio ritrovato di Cesare. Mentale e fisico. Mesi sulle Dolomiti l’hanno rimesso in forma, ha fatto tanto sport e tolto i suoi tre veleni: zucchero, social e alcol. Vedere per credere: quando si toglie la maglietta e rimane a torso nudo-per il caldo? Ma va là- lo stadio impazzisce. Altro che fuochi d’artificio (sì, ci sono anche quelli).

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Erika Serio

Emozioni e sudore, momenti amarcord. Mentre canta 50 Special il fotografo Greg Williams gli gira intorno e scatta scatta scatta momenti di verità in bianco e nero. Come i look: giacche black glitter e hoodies chiare piene di strass con la catenina al collo, sempre, quella con la Madonnina. Due ore e mezzo di concerto, quattro chili persi, la flebo di sali in camerino. Stasera ancora. Poi si cambia città fino al 18 luglio a Roma . Tutto sold out. Ma no, non si è abituato a questi numeri perché sa cosa vuol dire lavorare nove mesi per arrivare a un sold out: «Ci è voluta una carriera per arrivare a questi 13 stadi pieni e oltre 560mila biglietti venduti, non me lo dimentico».

Bologna sarà speciale. Non riesce a immaginare l’emozione di cantare San Luca con Carboni al Dall’Ara, lo stadio della sua città, che gli è sempre stata affettuosamente vicina, lo stadio dove gioca il suo Bologna. «Alcune aurore boreali in certe finali di Coppa Italia», scherza ricordando la vittoria del 14 maggio scorso, «diventano il più rossoblù possibile».