Siamo qui per fare polemica gratuita? Forse sì, ma si sa che la caccia al plagio nel Festival di Sanremo vanta una lunga tradizione, che parte fin dalla prima edizione della kermesse, nel 1951. All'epoca, La luna si veste d’argento di Nilla Pizzi e Achille Togliani, si aggiudicò il secondo posto e una valanga di polemiche: l'autrice del testo, Ornella Ferrari, fu accusata di aver copiato bellamente una poesia di Guido Gozzano.

Se dovessimo riportare ogni volta che una canzone di Sanremo somigliava a un'altra non finiremmo più, ma tra le più divertenti da ricordare segnaliamo: Laura non c’è di Nek che, al Festival 1997, fu accusata da Gianni Bella di essere una copia della sua Più ci penso, contemporaneamente a Fiumi di parole dei Jalisse, sorella di Listen to Your Heart dei Roxette. E via con i Sottotono che, nel 2001, prendono spunto per Mezze Verità da Bye Bye Bye degli N-Sync (e persino Striscia la Notizia se ne accorse) mentre Che sia benedetta di Fiorella Mannoia (2017) venne accusata di essere troppo simile a Un mondo più vero di Michele Bravi.

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Marco Menoni e Amadeus al Festival di Sanremo 2024

Potevamo dunque tirarci indietro dal fare il gioco delle associazioni? Durante la prima serata del Festival di Sanremo 2024, tutti e 30 i cantanti in gara si sono esibiti per la prima volta con i singoli pensati per la kermesse. I nomi erano tanti ed è presto per decretare i nostri preferiti, però abbiamo potuto allenare l'orecchio a riconoscere tonalità familiari, ritornelli già sentiti e omaggi più o meno voluti. Insomma, ci siamo dedicati a riconoscere le canzoni in gara al Festival di Sanremo 2024 che assomigliano decisamente a altre.

Un esempio su cui si è scatenato anche un certo chiacchiericcio via X è il tormentone annunciato di Annalisa, Sinceramente, che nel momento del ripetuto "quando, quando, quando..." ha fatto scattare una leva nell'ippocampo dei Millennial. Ed è subito 2001, con Kylie Minogue e la sua Can't Get You Out of My Head. Quel "na, na, na" ripetuto con voce quasi sussurrata e ritmo insistente è indimenticabile e, a quanto pare, ha avuto il potere di ispirare anche Annalisa.

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Clara a Sanremo 2024

L'incipit di Clara e della sua Diamanti grezzi ci ha immediatamente fatto canticchiare "Voglio parlare al tuo cuore, leggera come la neve" andando a ripescare Di sole e d'azzurro, uno dei pezzi più iconici di Giorgia che, tra l'altro, è attesa come co-conduttrice della seconda serata di Festival. Continuando sulla scia delle giovani promesse, che potrebbero aver scelto deliberatamente di omaggiare le cantanti da cui sono state maggiormente ispirate, è innegabile che ci sia un po' di Angelina Mango in questa Rosalia. Ehm, no scusate. Fatto sta che Angelina Mango nella sua La noia, si ispira decisamente alla cantante spagnola. "Rosalia è la mia artista preferita? Possiamo dirlo, sì. Ma io non faccio cose così all'avanguardia come lei" ha ammesso la cantante di Amici intervistata da Radio Deejay, e noi apprezziamo la sua trasparenza. A proposito di citazioni volute, i Negramaro con la loro Ricominciamo tutto, riprendono l'epica di Lucio Battisti, con le "trecce bionde" che aiutano Giuliano Sangiorgi a raccontare un momento di felicità trascorsa in riva al mare.

Spostandoci nell'emisfero rap, I p' me, tu p' te di Geolier ha qualcosa della hit dello scorso anno by Lazza, Cenere. Nel pre-ritornello "Nun l''ess''a penzato maje / Ca ll'inizio d''a storia era ggià 'a fine d'' storia pe nuje" c'è una rincorsa vocale che fa pensare a "Rinasceremo insieme dalla Cenere". Un punto di contatto che sembra suggerire come, per entrare nei ranghi di Sanremo, la musica rap debba addomesticarsi, almeno un po'. Piuttosto melenso Fragili de Il Tre, che vuoi o non vuoi, replica l'intonazione dei Club Dogo nella loro Fragili feat. Arisa. E a proposito di commistione tra vecchie leve e nuove promesse, vien da sé il paragone tra i cori iniziali di Autodistruttivo de La Sad e quelli in Tutto è possibile dei Finley.

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Geolier a Sanremo 2024

Se c'è un merito che va riconosciuto ad Amadeus nel suo quinquennio di direzione artistica al Festival di Sanremo, è quello di averlo ringiovanito, aprendo le porte dell'Ariston a talenti che piacciono a Millennial e Gen Z, ai tormentoni delle radio, ma anche alla sperimentazione e la novità. Prima di lui, l'indie, il rap, l'urban, persino il reggaeton erano sempre stati messi da parte in favore della classica "canzone di Sanremo" tutta archi e parole d'amore. E se la freschezza iniziale è stata come una passata di defibrillatore, cogliendo i copia e incolla di questa edizione di Sanremo verrebbe quasi da pensare che la musica italiana sia andata nuovamente ad arenare, stavolta verso il lido opposto. Oggi l'archetipo è mutato, ma è tornato ad essere archetipo. Musica elettronica, danzereccia, che mescola il pop e l'urban da classifica per assicurarsi un posto proprio al suo interno.

La sensazione è quella che i cantanti e le squadre che li seguono abbiano imparato cosa funziona nel nuovo Sanremo e stiano ripetendo il compito all'infinito, pescando qua e là, piuttosto che sforzarsi di cercare di mantenere alta l'asticella. Chi non copia gli altri copia sé stesso, vedi il Diodato di Ti muovi che fa il Diodato di Fai rumore e il Mahmood di Tuta gold che fa il Mahmood di Barrio. E pure se alla fine i pezzi ci piacciono, li cantiamo, li balliamo e li facciamo schizzare nelle classifiche Spotify, quello che vorremmo vedere scongiurato è che l'eredità di Amadeus vada a trasformarsi in una copia di ciò che è stato del Festival, da cinque anni a questa parte.

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