Un tempo si diceva “Lavorare stanca”, ora la nuova declinazione fornita dalla Mostra del Cinema è, in tema con il clima noir e crime, Ammazzare stanca, titolo del film che presenta Daniele Vicari nella sezione Spotlight – Selezione Ufficiale.

Ma la verità è ancora un’altra, perché i temi della fatica, dell’impiego fisso e della nuova precarietà nella società ipertecnologica emergono prepotenti grazie a due film in concorso: il riuscito e crudele No Other Choice del coreano Park Chan-wook e il bellissimo, empatico, inquietante nella sua semplice quotidianità À pied d’œuvre della regista francese Valérie Donzelli.

Nel primo film, lo shock narrativo esplode con la perdita del posto di lavoro e la conseguente devastazione che provoca nel protagonista. Ossessione d’oggi, esatto contraltare del film francese che trae spunto, paradossale, dal racconto autobiografico di Franck Courtés, nel film Paul Marquet, interpretato con giusta apatia e determinazione da Bastien Bouillon.

Fotografo già abbastanza noto per perseguire il sogno di diventare scrittore, abbandona il successo e la carriera, anche se non la famiglia – moglie e figli, distanti dalle sue scelte e con cui tuttavia intrattiene legami forti. Così, mentre la sua casa editrice, dopo qualche esordio promettente, gli rifiuta altre pubblicazioni, Paul anziché demordere affronta scientemente la povertà, lavori occasionali e usuranti – traslocatore, giardiniere, idraulico, trasportatore – tutte chiamate regolamentate dalle piattaforme del nuovo precariato e della competizione online con compensi risicati.

Vive al gelo, in un piano interrato, calcola i centesimi per il caffè e al culmine della fame fa a pezzi un capriolo investito per errore con l’auto in una notte brumosa. Osserva le donne, le calzature e le vite degli altri, quelle dei committenti distratti e ignari.

Non ha più nulla, eppure rifiuta ogni aiuto, vuol misurare quanto si può diventare poveri grazie al nuovo ordine sociale, rifiuta l’aiuto dei genitori, è un freak che vuol sapere quanto può esser breve oggi il passo dal comfort di una casa al dormire in strada, senza tetto.

Ostinazione alla povertà in nome di un sogno artistico che nessuno comprende o film politico? Entrambe le cose, e fil rouge condotto dalla voce fuori campo che narra con empatia i sentimenti interiori. Luci glaciali e umbratili, sangue sulle mani, dolori e strappi alla schiena, qualche incontro più amorevole a cui resistere. Alla fine un figlio che lo comprende, orgoglioso.

E nonostante la pubblicazione del suo libro che, forse, sarà un successo, Paul continua a spostare mobili e tagliarsi le mani. Un esercizio di autolesionismo come cristologica ribellione alla legge del mercato.