La prima volta di Michele Riondino in un horror è in mezzo alle montagne, in un paesino immaginario dove l’antidoto al dolore nasconde un tremendo segreto collettivo: La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli lo rivela stasera, nella proiezione di mezzanotte in Sala Grande.
Prodotto da Fandango e Nightswim con il sostegno della Friuli Venezia Giulia Film Commission – Promoturismo FVG, sarà al cinema dal 17 settembre e fa debuttare nell’horror anche Romana Maggiora Vergano.
È un film su come essere padri, sulle trappole dell’adolescenza, ma soprattutto, dice Riondino – che il 21 settembre riceverà il Golden Panther Award al Lucca Film Festival – è un film «sull’accettazione del dolore, che invita a riflettere: vale davvero la pena di rinunciare a portare con sé quella sofferenza che, quando la viviamo, diventa in realtà parte di noi stessi?»
Com’è andata questa prima esperienza con l’horror?
Il genere per me è un linguaggio nuovo, dove la sospensione dell’incredulità è davvero necessaria. Molte scene non hanno un’impronta realistica: il mio timore era di non essere credibile, ma è stato Paolo Strippoli ad accompagnarmi a farmi capire che l’horror non necessariamente deve spiegare tutto.
Apprezzo il lavoro di Paolo: Piove è un thriller psicologico, La valle dei sorrisi un horror, ma entrambi usano il genere per affrontare temi più sociali. Sono i tipi di ruolo che mi interessano.
Chi è Sergio, il suo protagonista?
È un ex campione di judo che si guadagna da vivere facendo il professore di educazione fisica alle superiori. Per un dramma personale è costretto ad abbandonare la sua città: è un uomo in fuga alla ricerca di salvezza psicologica. In questo villaggio tra i monti scoprirà l’antidoto non solo al suo dolore, ma a quello dell’umanità. Ma per essere felici a tutti i costi c’è da pagare un prezzo.
È anche un film su un adolescente “speciale” che gli adulti sfruttano e i coetanei non comprendono…
È interpretato dal giovane Giulio Feltri: conoscerlo è stata un’ottima chiave per entrare nel mondo degli adolescenti, non ne frequento molti, i miei figli sono più piccoli.È stato bello confrontarsi con lui: sarebbe bello che tutti gli adolescenti fossero così aperti.