Dwayne Johnson ed Emily Blunt tornano a recitare l'uno affianco all'altra, ma rispetto al precedente leggero e family friendly di Jungle Cruise stavolta le atmosfere e le tematiche sono molto diverse. Quello che vedremo in anteprima alla 82esima Mostra del cinema di Venezia, infatti, è un dramma ambientato nel mondo dello sport, più precisamente in quello delle MMA (mixed martial arts), ed è ispirato alla storia vera del lottatore Mark Kerr, ribattezzato The Smashing Machine. Da qui il titolo della pellicola firmata da uno dei fratelli Safdie, ovvero Benny, per la prima volta da solo dietro alla macchina da presa. Star indiscussa del progetto è Dwayne “The Rock” Johnson, qui in una trasformazione radicale: accantonati (per ora) i blockbuster, affronta per la prima volta un ruolo drammatico, vestendo i panni del leggendario lottatore, che in parallelo a medaglie e competizione ha accumulato anche una lunga serie di problemi, tra cui abuso di sostanze e l'impossibilità di trovare pace fuori dal ring. Accanto a lui, Emily Blunt interpreta Dawn, la moglie di Kerr, e la loro intensa relazione è uno dei motori emotivi del film. The Smashing Machine è, un po' come prima di lui The Wrestler (che portò al protagonista Mickey Rourke una candidatura all'Oscar) e The Warrior (che valse a Christian Bale l'Oscar come Miglior attore non protagonista) un biopic che va ben oltre il ring.

Ispirato al documentario della HBO The Smashing Machine: The Life and Times of Extreme Fighter Mark Kerr uscito nel 2002, racconta l’ascesa e il declino di Mark Kerr, icona degli sport da combattimento: campione di lotta libera, pioniere del Vale Tudo e dell’MMA, recentemente entrato nella UFC Hall of Fame. Ma Safdie non si accontenta di mostrare i successi: ci porta oltre le luci della ribalta, scavando nelle zone d’ombra del personaggio, nelle sue fragilità e nei suoi tormenti. Il film si snoda tra incontri violenti e momenti di intimità sofferta, mettendo in scena il caos interiore di un uomo che combatte non solo contro gli avversari, ma contro se stesso, la dipendenza, la pressione del successo.

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Zuffa LLC//Getty Images
Mark Kerr contro Moti Horenstei nel 1997

Sebbene The Rock non sembri avere alcun motivo di invertire la rotta da re dell'intrattenimento tracciato con stratosferico successo fino ad oggi, il fatto che abbia scelto un simile progetto fa riflettere sulle esigenze di un attore che sino ad ora è sempre e solo stato considerato come un action hero. Grazie all'allenamento, al trucco e al prostetico, la trasformazione a livello fisico è evidente, ma basta poco per rendersi conto di quanto altro ci sia dietro. Il trailer, per esempio, suggerisce subito la mole di emozioni contenute in una storia del genere, sottolineandone la potenza attraverso le note del brano My Way. E se i combattimenti saranno al centro dello show, il rapporto con la moglie e con una solitudine inestricabile dal mestiere caratterizzeranno senza dubbio il cuore della pellicola. Su questo progetto Johnson ha detto in un'intervista a Variety: "Benny è uno che vuole spingere, andare fino in fondo quando si tratta di storie crude e reali, personaggi che sono autentici e a volte scomodi e inquietanti. Sono a un punto della mia carriera in cui voglio a mia volta mettermi in gioco in modi in cui non ho mai osato in passato. Sono a un punto della mia carriera in cui voglio fare film che contano, che esplorano un'umanità ed esplorino la lotta e il dolore.”

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Mark Kerr

Il trailer rivela che il film si atterrà strettamente alla sua ispirazione di origine, fino al punto di ricreare una delle scene più famose del documentario, ovvero quella in cui Kerr è in una sala d'attesa prima di un esame medico e inizia a conversare con una signora anziana che gli domanda come si sia fatto le ferite che mostra sul volto. Quel breve dialogo diventa uno scambio sulla natura violenta dei combattimenti. "Vi odiate l'un l'altro?", chiede la donna, al che Kerr risponde: "Assolutamente no". Il vero Mark Kerr è nato a Toledo, Ohio, il 21 dicembre 1968, figlio di un padre irlandese e di una madre portoricana. Fin da giovane, era ossessionato dall'idea di combattere nella World Wrestling Federation. All'età di 15 anni, mentre era ancora al liceo in Iowa, Kerr ha iniziato la sua carriera di wrestler. In seguito ha frequentato la Syracuse University di New York, dove è diventato noto come campione di wrestling e ha gareggiato ai più alti livelli. Dopo aver perso di poco l'occasione di competere alle Olimpiadi del 1996, ha rivolto la sua attenzione alle arti marziali miste. Il primo combattimento è arrivato in Brasile al World Vale Tudo Championship nel gennaio 1997, che Kerr ha vinto sconfiggendo tre avversari successivi. Lì, per il suo essere riuscito a battere tutti coloro che si sono messi sulla sua strada, è nato il soprannome di "The Smashing Machine". Il suo successo in Brasile lo ha portato ad essere invitato a competere nell'Ultimate Fighting Championship, fondata da pochi anni, e Kerr divenne una delle prime stelle del torneo. Tuttavia, all'epoca, l'UFC era considerato molto controverso e diversi politici statunitensi stavano lavorando per vietarlo a titolo definitivo. Molte città americane si rifiutarono di ospitare combattimenti UFC e la copertura televisiva saltò. Kerr allora si spostò in Giappone per competere nel PRIDE Fighting Championship, dove i combattimenti attirano in media un pubblico di 50.000 spettatori a sera. Kerr è diventato una delle star del circuito, ma gli infortuni subiti durante i combattimenti lo hanno portato a diventare dipendente dagli antidolorifici. Nel documentario The Smashing Machine, vengono mostrati filmati di Kerr che si inietta narcotici nel tentativo di intorpidire il suo dolore. La sua ragazza e poi moglie, Dawn, lo ha sempre implorato di disintossicarsi, ma è stato solo nel 1999 che Kerr venne ricoverato in ospedale dopo un'overdose di narcotici. Tornò a combattere l'anno successivo. Dopo l'uscita del documentario, Kerr ha continuato a combattere sporadicamente per gran parte del decennio scorso. Ha perso i suoi ultimi cinque combattimenti, finendo la carriera con combattimento in cui è stato messo ko in soli 25 secondi. Kerr, che oggi ha 56 anni, si è ritirato dal combattimento, e in un GoFundMe del 2019, ha rivelato di aver combattuto contro la neuropatia periferica per tre anni. La pagina ha dichiarato che la sua situazione era stata esacerbata dalla sua precedente dipendenza, poiché "gli antidolorifici non sono una soluzione".