Vai al contenuto

La moda non va in vacanza si porta in vacanza, e questi sono 10 libri di moda da leggere questa estate

Dalle interviste di Oriana Fallaci ai big della couture, all’epopea tutta al femminile di Fendi. Decina di volumi da sfogliare (anche) pieds dans l’eau.

Di
10 libri di moda da leggere durante le vacanze dell'estate 2025

Leggere, del resto, è di moda. In passerella, dove mannequin stringono al petto feticci in pelle e super classici della letteratura gotica come da Del Core, o sfoggiano mitiche tote stampate di titoli di culto come nella recente passerella di debutto di Jonathan Anderson chez Dior Homme, e fuori, si vedano le iniziative intellettuali di alcuni maison.

Da Chanel i Rendez-vous littéraires rue Cambon mediati da Charlotte Casiraghi, da Miu Miu, Literary Club e Summer Reads per sfogliare tra il verde delle città le pagine di autrici ancora oggi rilevanti. Un gancio autentico al mondo letterario e il recupero di un gesto lento e fisico che appassiona nell’epoca dell’iper-velocità dello scroll social.

Sono infatti tante, tantissime le recenti uscite à la mode, tra ri-pubblicazioni di vecchie (ma attualissime) interviste scritte da penne graffianti, alla storia di accessori emblematici di alcune marchi, ai ritratti tra il romanzo e la cronaca di snob che hanno fatto epoca. Non mancano le epopee di alcuni grandi case di moda, in guisa di coffee table books, ossia tomi densi d’immagini patinate che all’occorrenza si fanno veri e propri oggetti d’interior design, o in formato tascabile, quasi fossero piccoli bignami per scoprire genesi e sviluppi di iconiche griffe.

Pubblicazioni fresche di stampa (o quasi), a voi i 10 libri di moda da leggere durante le vacanze dell'Estate 2025. Da sfogliare, pagina dopo pagina, pieds dans l’eau.


Processo alla minigonna. Da Coco Chanel a Mary Quant l’impero della moda tra genio e follia di Oriana Fallaci

Processo alla minigonna. Da Coco Chanel a Mary Quant l’impero della moda tra genio e follia di Oriana Fallaci

10 libri di moda da leggere durante le vaca
“È socialista, miss Quant?”, chiede Oriana Fallaci. “Certo che lo sono!”, è la risposta rapida della madre della minigonna che poi si dilunga a spiegare che, per lei, in fondo, occuparsi di vestiti significa occuparsi di politica. È l’estratto di un’intervista che potrebbe essere un piccolo manifesto a sé, oltre che della genesi di un capo di culto, del significato della moda; tra tendenze che sbocciano dall’incertezza, voghe che reagiscono alla storia e la ribellione (anche vestimentaria) che “è un dovere prima che un piacere”. Il processo che dà il titolo al libro avvenne realmente, quando la grande giornalista toscana si trovò di fronte ad una corte statunitense, rea di aver permesso a tale sarta Ottie Boyd di accorciare troppo l’orlo delle sue gonne. Insomma alla Fallaci, la Quant, non piaceva granché, ma l’allora suo direttore de L’Europeo la costrinse ad intervistarla. Questo volume, di interviste, ne raccoglie molte altre; da Christian Dior a Yves Saint Laurent, da Pierre Cardin a Coco Chanel, da Givenchy a Roberto Capucci passando per la prima supermodella della storia Suzy Parker e per l’istrionico Oleg Cassini. Una hit parade di pezzi scritti dalla giornalista tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che mostra l’abilità della Fallaci nello scorgere nei vestiti un potenziale ben oltre lustrini e paillettes. Scritto con la solita penna ficcante e tagliente, va giù come una pillola e la prefazione è firmata da a Maria Grazia Chiuri.

Snob Society. Ritratti di eleganza di Francis Dorléans

Snob Society. Ritratti di eleganza di Francis Dorléans

Un drappello di snob – dandy, nottambuli, esteti, muse, star, couturier, arredatori e scrittori, come si legge nella sinossi – tratteggiati in brevi capitoli che si sfogliano come fossero rubriche di una rivista di gossip, decisamente più densa viste le 500 e passa pagine di questa scrittura tutt’altro che sacra di Francis Dorléans. L’ex cronista di Vogue venuto a mancare nel 2022, ritrae amori, passioni, dipendenze, mondanità grattando oltre la superficie, e sciorinando aneddoti e curiosità di personaggi mitologici del Novecento. C’è Nancy Mitford invaghita del futuro re Edoardo VIII la cui “interpretazione della vita di un principe sembrava presa a prestito da una rivista di moda”, c’è Gloria Swanson, regina del cinema muto che sposa quello che sarebbe diventato “uno dei più ricercati french lovers della sua generazione” ossia Henry de La Falaise, e poi ancora ci sono le storie di Cecil Beaton e Truman Capote, di Maria Callas e Marella Agnelli, di Grace Kelly e Marilyn Monroe, dei Kennedy ed Elizabeth Taylor, di Natalia Paley e Lucien Lelong, in un grande spaccato di cafè society da cui guardare dallo spioncino come un voyeur. “Un carnevale di snob. Snob come se piovesse”, in un libro pubblicato per la prima volta nel 2009 e oggi riedito da Neri Pozzi, dove la moda svolge un ruolo da attrice non protagonista rimanendo pur sempre presente. Come quando Dorléans, ad esempio, dà il ritratto della flapper.

Pubblicità - Continua a leggere di seguito

10 libri di moda da leggere durante le vacanze dell’Estate 24 Faubourg Saint-Honoré. Un secolo di storia della maison Hermès di Frederic Laffont

10 libri di moda da leggere durante le vacanze dell’Estate 24 Faubourg Saint-Honoré. Un secolo di storia della maison Hermès di Frederic Laffont

Un secolo di storia della maison Hermès, tra documenti inediti e testimonianze dirette che offrono uno sguardo esclusivo sull’universo dell’impero fondato nel 1880 dal sellaio Thierry. Il titolo di questo volume, scritto dal documentarista e regista francese Frédéric Laffont, allude all’indirizzo storico della maison nata come laboratorio per selle e finimenti per cavalli e trasformatasi poi in uno dei nomi più blasonati del prêt-à-porter, mai perdendo di vista quello spirito equestre della genesi, pur adattandosi ai cambiamenti di costume e società. Una celebrazione di un mito della moda che è dimostrazione di come, il vero lusso, forse risieda proprio nella capacità di adattarsi restando fedeli alla propria natura, con la complicità di eterni feticci, con la ferocia creativa di alcuni designer che hanno contribuito a fare grande il nome di Hermès. Per citarne due, raccontati nel libro, Martin Margiela e Jean Paul Gaultier. Per una ricognizione accurata e puntuale, ben oltre la Birkin.

Balenciaga. La storia della celebre casa di moda di Emmanuelle Dirix

Balenciaga. La storia della celebre casa di moda di Emmanuelle Dirix

The Little Book of Balenciaga, pubblicato tre anni fa da Welbeck, arriva oggi in italiano grazie all’editore Il Castello, già all’attivo una sequenza di bignami di alcune delle più celebri maison. Condensata in poco più di 150 pagine, scritte dalla teorica della moda Emmanuelle Dirix, si legge la storia personale di Cristóbal, nonché quella della sua maison. A partire da alcune chicche, come la leggenda che vede il couturier seienne precoce sarto alle prese con un cappotto da confezionare al suo gatto, fino ad arrivare all’istinto precoce nel diversificare le linee con il brand Martina Robes et Manteaux che flirtava con la couture ma con minor sfarzo (e prezzi) in una mossa commerciale astuta e in anticipo sui tempi, fino ancora al trasferimento della sua attività allo storico numero 10 di Avenue George V che coincise con l’ingresso ufficiale nel mondo della moda parigina. In mezzo; parole, foto e bozzetti che mostrano alcune delle più celebri creazioni di Cristóbal, dall’abito Infanta, al Chou Wrap, ai cappotti dalla linea a bozzolo, al Babydoll, non mancando di tracciare le suggestioni alla base della moda del grande autore. La storia si ferma ai designer che ne hanno raccolto l’eredità, da Michel Goma a Josephus Melchior Thinister, da Nicholas Ghesquière ad Alexander Wang, al talentuoso Demna che ha scardinato le regole riattivandone l’appeal. Il resto, invece, è storia ancora da scrivere…

Pubblicità - Continua a leggere di seguito

Ray-Ban. Storia del brand che ha conquistato cuore e occhi di milioni di persone di Paola Esposito

Ray-Ban. Storia del brand che ha conquistato cuore e occhi di milioni di persone di Paola Esposito

È talmente famoso, che basta il suo nome per identificare gli occhiali da sole. Ray-Ban è un mito dell’occhialeria che, appunto, è sufficiente nominare per evocare modelli che hanno attraversato epoche e voghe senza fare un plissé. A svelare la storia di questo leggendario brand arriva oggi un libro scritto dall’autrice ed esperta di comunicazione Paola Esposito che firma un appassionante racconto in dieci capitoli sulla nascita ed evoluzione del colosso dell’eyewear. Si va dall’anno zero del brand, ossia il 1937 che vide lo sviluppo dei primi occhiali sotto richiesta dell’Aeronautica Militare Statunitense di un modello di lunettes che proteggesse i piloti dai raggi solari ad alta quota, al legame indissolubile con il cinema che ha consacrato certe silhouette nell’empireo della cultura pop, alle collaborazioni con la moda e ancora a quelle con gli influencer, offrendo una panoramica – per utilizzare un termine quanto mai puntuale – a 360° sul marchio americano. L’appendice è dedicata invece ai modelli del futuro con l’autrice ad ipotizzare, ad esempio, una collaborazione tra Ray-Ban e Google per smart glasses che funzionino come un vero e proprio telefonino.

Fendi. Made in Italy

Fendi. Made in Italy

Made in Italy è la collana di Rizzoli dedicata alle eccellenze del nostro paese, dal food al beverage, dall’automotive alla moda. Di quest’ultima industria fa parte, senza dubbio, la maison romana Fendi, fondata da Adele ed Edoardo nel 1925 con una piccola boutique di pelletteria e un laboratorio di pellicceria, poi diventata simbolo di un prêt-à-porter lussuoso, artigianale, innovativo e, soprattutto, famigliare. Perché quello di Fendi è un family affaire quasi tutto declinato al femminile dalle cinque sorelle Paola, Anna, Franca, Alda e Carla, e poi ancora da Silvia Venturini, fino ad arrivare all’ultima generazione Fendi rappresentata da Delfina Delettrez che dal 2020 è Direttrice Artistica Gioielli della maison. In questo universo rosa fa eccezione quello che la giornalista Annarita Briganti chiama il sesto “fratello” Fendi, ossia Karl Lagerfeld, dal 1965 e fino alla morte guida della casa di moda, in uno dei sodalizi più longevi che la storia abbia mai avuto. Al geniale stilista tedesco si deve quel logo della doppia F diventato feticcio e ossessione, nonché il debutto nel ready-to-wear di una maison fino ad allora conosciuta perlopiù per le pellicce deluxe. Nel racconto di questo matriarcato secolare, non mancano gli approfondimenti su quella che possiamo considerare a tutti gli effetti come l’archetipo dell’it-bag, ossia la Baguette progettata su intuizione di Silvia Venturini, così come l’analisi di altri oggetti di culto di casa Fendi come la Peekaboo. Spazio anche per il direttore creativo Kim Jones, arruolato nel famigerato 2020 e in carica fino allo scorso anno. 17 capitoli poiché, anche in questo caso, il 18esimo è ancora tutto da scrivere.

Pubblicità - Continua a leggere di seguito

Gucci. The Art of Silk

Gucci. The Art of Silk

Lavallière, ascot, fisciù, scialle, carré, foulard. Cambia il termine ma non la sostanza di quei 90 x 90 centimetri di twill di seta dall’aplomb da diva raffinatissima e l'inarrivabile charme cinematografico che da sempre seducono la moda. Sta lì, come imprescindibile dettaglio di stile della musa che fu "ghiaccio bollente"; postilla glamour di una bellezza algida e nondimeno passionale per cui si brevettò un fisciù da mitologia. Il foulard Gucci Flora nacque nel 1966 per la principessa di Monaco Grace Kelly. Rodolfo Gucci, figlio del fondatore della Maison dalla doppia G, pensò di omaggiare la reale in occasione della sua visita alla boutique milanese della griffe, mandando a riferirle che la casa di moda avrebbe voluto farle un dono. Un foulard fu la scelta di Grace per cui si confezionò Flora, un composé di iris, papaveri, ranuncoli e gigli scaturiti dall'estro dell'artista Vittorio Accornero de Testa, un quadrato di seta bianco bordato di navy che da oltre cinquant'anni è mito del genere. Un tableau di boccioli (43 varietà in tutto), piante e insetti dipinto a mano in 37 diverse nuances e suggestionato dalla Primavera del Botticelli in un'ode al Rinascimento italiano. Oggi, quell'ascot dalla trama bucolica rivive nel coffee table GUCCI: THE ART OF SILK primo libro ad offrire uno sguardo approfondito sulla storia e sulla lavorazione artigianale dei foulard in seta della Maison, esplorandone il significato culturale, la maestria e l'evoluzione nel tempo. Tra fotografie inedite provenienti dall’archivio Gucci e immagini dei foulard in edizione limitata realizzati da artisti, per un viaggio a colori tra le trame di uno degli emblemi della maison italiana.

1La sfida del secolo. Storia dei fratelli nemici che fondarono Adidas e Puma di Barbara Smit

1La sfida del secolo. Storia dei fratelli nemici che fondarono Adidas e Puma di Barbara Smit

Tutti conoscono Adidas e Puma, eppure forse molti non sanno che i due giganti dello sportswear nacquero sul fuoco di un’accesa rivalità tra due fratelli. Adolf e Rudolf Dassler avevano appena iniziato a lavorare nella piccola fabbrica di calzature del padre, in Baviera e, come si legge nella sinossi del libro, le loro personalità erano troppo forti per coesistere, in una miccia già accesa che il dramma della Seconda guerra mondiale fece detonare definitivamente. È da qui, da questi drammi famigliari fatti di litigi, fughe rocambolesche e perfino un arresto, che sono nate due aziende che hanno rivoluzionato il mondo dello sport. In La sfida del secolo Barbara Smit narra di questo e altro, non mancando di illustrare le intuizioni lungimiranti dei due brand, tra ficcanti strategie di marketing, sponsorizzazioni, nonché il coinvolgimento di superstar come David Beckham. In sostanza? Adidas e Puma come non li avete mai visti.

Pubblicità - Continua a leggere di seguito

Make it Ours: Crashing the Gate of Culture with Virgil Abloh di Robin Givhan

Make it Ours: Crashing the Gate of Culture with Virgil Abloh di Robin Givhan
Credit: courtesy photo

Virgil Abloh, primo designer nero a ricoprire il ruolo di direttore artistico nell’ultra centenaria storia di Louis Vuitton, è uno “stratagemma” che la critica del Washington Post nonché vincitrice del Premio Pulitzer Robin Givhan utilizza per tracciare una storia più ampia. Quella di una moda elitaria, tanto esclusiva quanto escludente, che ha dovuto fare i conti con una ferocia creativa arrivata dal basso, dalla strada, una forza vestimentaria fatta di sneakers e t-shirt, fatta di designer che pur non avendo una canonica formazione in modellistica o sartoria, sono riusciti a sfidare le regole della moda facendo breccia nei desideri del pubblico. Il libro è sì una biografia, ma è anche una riflessione potente su fashion industry e razza, arricchita dai racconti inediti della famiglia, degli amici e dei collaboratori di Abloh, in un ventaglio di personaggi che va da Ozwald Boateng a Kanye West. Semplicemente imperdibile, per ripercorrere vita e carriera dell’inventore dello streetwear ma, soprattutto, per saggiarne una rilevanza culturale che riecheggia ancora oggi.

Valentino. A grand italian epic

Valentino. A grand italian epic

Direttamente dagli archivi dell’ultimo imperatore della moda; bozzetti, storici editoriali per riviste, pubblicità, ritratti e fotografie documentarie. Tutte racchiuse in un coffee table dalla copertina rigida e le 576 pagine, firmate dal corrispondente di Vanity Fair Matt Tyrnauer e dalla veterana del giornalismo di moda Suzy Menkes. Una cronistoria di Valentino Garavani che va dalla fondazione della sua maison nella Roma del 1959, fino al ritiro del couturier nel 2007, tracciando un’epopea del bello intima e raffinata. Tra gli scatti glamour e i racconti d’autore di una delle storie di moda più affascinanti di sempre.

Page was generated in 5.6848170757294