Tutte le volte che la moda ha mandato in passerella l’orgoglio LGBTQIA+
Dalle pionieristiche gonne per lui di Jean Paul Gaultier, alla passerella rainbow di Virgil Abloh per Louis Vuitton, passando per la coppia di spose couture di Chanel. Hit parade di pedane (non solo) arcobaleno, in un inno alla libertà di espressione
In Mademoiselle de Maupin, romanzo di Théophile Gautier che uscì nel 1830 suscitando scandalo, la protagonista Maddalena barattava volentieri le mussoline a favore di uniformi maschili. Del resto, lei, che lo scrittore tratteggiò ispirandosi alla cantante lirica Julie d’Aubigny, nota per essere una provetta schermitrice nonché per i suoi costumi disinibiti, era un personaggio ambiguo; in bilico tra quella grazia femminile e quel temperamento virile che la portarono ad amare (e a far innamorare di sé) indistintamente donne e uomini, in un’ode a superare le distinzioni di genere esprimendosi liberamente, anche attraverso lo stile. Un proto genderless sdoganato, in tempi più recenti, da icone del grande schermo come Katherine Hepburn e Marlene Dietrich l’unica, a sentire Giorgio Armani, “ad avere una propensione all’androgino che non scade mai nel travestitismo”, e da miti della moda come Gabrielle Chanel che spizzicando dal guardaroba dei suoi tanti amanti, tra tweed, blazer e completi, rivoluzionò lo stile delle donne ancora prima che arrivassero Saint Laurent e il suo smoking.
Dandy, drag, dominatrici: quando la moda è rottura
La storia della moda queer è del resto lunga e complessa, come ben dimostrò la retrospettiva del 2013 al FIT di New York – A Queer History of Fashion: From the Closet to the Catwalk – che con la curatela di Valerie Steel indagò tematiche come il dandismo, l’androginia o l’influenza delle sottoculture sull’estetica moderna. Basti pensare a Vivienne Westwood, che esordì sulla scena modaiola vendendo una t-shirt con stampa di due cowboy gay all’interno del mitologico SEX, e continuò con pedane piratesche in cui modelle e modelli sceglievano da sé i propri abiti indipendentemente dal sesso, o ancora a Gianni Versace e alla sua Miss S&M che tra pettorine, cinghie, catene, fibbie e borchie sublimò in passerella il guardaroba di una dominatrice couture, o ancora ad un autore come Alexander McQueen, indiscusso re nel traslare i demoni di tutti in passerella provocando il pubblico mainstream con temi come quello della salute mentale e che, ad esempio, nella pedana del 1998 ispirata alla figura di Giovanna D’Arco, attinse alle qualità androgine e trasformative della drag per profonde riflessioni su identità e resilienza.
L’estetica LGBTQIA+ tra provocazione e affermazione
Molti, moltissimi sono quindi i fashion moments che, per citarne alcuni e senza nessuna pretesa di esaustività, dagli anni Ottanta hanno visto avvicendarsi in pedana gonne indossate da lui, celeberrime artiste drag in power suit, maschere di peluche a sensibilizzare su temi importanti, o spose gay in un’alzata di voce verso l’approvazione di leggi che dovrebbero essere un diritto e non un privilegio. Per non parlare poi delle numerosissime capsule realizzate ad hoc per l’occasione che solo quest’anno, ad esempio, contemplano gli occhiali da sole multicolore Medusa Biggie di Versace, dal prezzo di vendita devoluto al 10% alla Elton John AIDS Foundation, una versione speciale e benefica delle iconiche Chuck Taylor All Star di Converse decorata con simboli e colori del Pride, o ancora la collezione Meet You In The Park di Levi's con cui il colosso del denim recupera la simbologia dei precursori del movimento celebrando la forza delle connessioni, fino ad arrivare all’ADV di Zalando che, sotto l’egida creativa del regista Matt Lambert, indaga le radici dei codici comunicativi queer, in una crasi di moda e linguaggio.
E allora, e in occasione del Pride 2025 che culminerà a Milano nella parata di sabato 28 giugno, noi di elle.it abbiamo raccolto 10 momenti in cui la moda ha mandato in passerella l’orgoglio LGBTQIA+, in un fashion amarcord che contempla pionieri nell’affrancare i capi di lei dal solo universo femminile, abili provocatori della couture e nomi contemporanei che da sempre si battono per inclusività e vestizioni senza pregiudizi.

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