E così, trovano conferma i rumors di quest’estate, quando Business of Fashion rivelò in anteprima la nascita di uno studio di design parallelo a Chloé, profetizzando l’interruzione dei rapporti tra la maison fondata nel 1952 da Gaby Aghion e Gabriela Hearst. Alla guida, proprio Chemena Kamali, oggi ufficialmente nominata da Richemont nuovo direttore creativo di Chloé, dopo l’addio della designer uruguaiana avvenuto con la recente presentazione parigina della Primavera Estate 2024. Tedesca, classe 1981, non è un volto nuovo per il brand francese che l’accolse una prima volta agli esordi di carriera sotto l’egida di Phoebe Philo, e poi una seconda, nel 2013, in veste di design director a braccetto con Clare Waight Keller. Un ruolo che la Kamali ha mantenuto fino al 2016 quando è stata chiamata da Saint Laurent come design director del prêt-à-porter femminile a fianco di Anthony Vaccarello. Così come Seán McGirr, creativo di recente voluto al comando di Alexander McQueen, anche Chemena Kamali vanta studi prestigiosi alla Central Saint Martins, conseguiti anche grazie al patrocinato della compianta professoressa Louise Wilson, “artefice” tra gli altri, del lancio di carriera di stilisti come Christopher Kane, Roksanda Ilinčić o Mary Katrantzou.
“Il mio cuore è sempre stato di Chloé. Lo è stato da quando ho varcato le sue porte più di 20 anni fa", ha dichiarato la neo direttrice creativa di Chloé nella nota stampa diffusa dalla maison. "Il mio ritorno è naturale e molto personale. Sono estremamente onorata di assumere questo ruolo e di costruire sulla visione che Gaby Aghion e Karl Lagerfeld hanno definito all'inizio della storia della maison. Spero di catturare la connessione emotiva e lo spirito di Chloé per i giorni nostri". Un augurio espresso anche da Riccardo Bellini, Presidente e amministratore delegato di Chloé che ha così commentato la nuova nomina: “lo straordinario talento creativo, la vasta esperienza e il legame unico con l'eredità e i valori del marchio fanno di Kamali una scelta naturale per la maison”, di cui “si celebrerà davvero il DNA unico”. E così - dopo i recenti cambi ai vertici che avevano delineato un parterre al comando tutto maschile, stimolando giuste critiche e riflessioni in merito ad un sistema moda dominato quasi esclusivamente da designer uomini - la scelta di Chemena Kamali da Chloé fa tirare un sospiro di sollievo, confermando la tendenza della maison a privilegiare (se si fa eccezione per Karl Lagerfeld chiamato dalla stessa Gaby Aghion) creative donne che da Martine Sitbon a Stella McCartney, passando per Phoebe Philo, Hanna McGibbon, Clare Waight Keller e Gabriela Hearst, hanno tutte cercato di rendere giustizia a quel prêt-à-porter lussuoso della fondazione. Quali osservazioni si possono formulare dopo questa nomina? Che è di certo in atto una tendenza, ai vertici dei gruppi del lusso, che si fa sempre più tangibile; vale a dire l’appello a designer provenienti dagli uffici stile delle case di moda, creativi “in ombra” scelti spesso proprio perché profondi conoscitori delle maison, dei relativi prodotti e del conseguente mercato. Insomma designer - come Matthieu Blazy da Bottega Veneta, o Stefano Gallici da Ann Demeulemeester - in grado di fornire una direzione stabile e riconoscibile alle maison, che ne onori l’eredità stilistica ancorandola alla realtà del tempo presente. In attesa del debutto di Chemena Kamali, previsto con la pre-collezione nel gennaio 2024 seguita dalla passerella per l’Autunno Inverno 2024 2025 il mese successivo, un grande in bocca al lupo a lei e a tutto il team creativo di Chloé.