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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025

Dalla moda scenografica di Harris Reed a quella utilitaristica di Burberry. In mezzo; guardaroba genderless, tocchi iper-femminili e volumi giocosi

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maxi recap dalle sfilate della london fashion week primavera estate 2025

Riflessioni sui generi, considerazioni sulla moda, pensieri sparsi (ma puntualissimi) sulla chirurgia estetica. Sensualità e rigore, lustrini e gessati, stoffe ad alto voltaggio o invece sartoria costruita a puntino. La London Fashion Week segna il secondo appuntamento di stagione con le passerelle e schedula un guardaroba che non difetta di estro e, ibridando stili e suggestioni, mantiene alto il suo appeal anticonformista. E dire che sono trascorsi quarant’anni da quando la PR Lynne Joanne Franks allestì un tendone fuori dal Commonwealth Institute, a Kensington, ponendo le basi per quella che sarebbe poi diventata la settimana della moda più creativa del calendario. È qui che si sono succeduti défilé di enfant terrible mai dimenticati, è qui che ancora oggi resistono talenti che, doverosamente supportati, provano a riscrivere le traiettorie del gusto brit. C’è chi lo fa con una teatralità upcycled che farà furore in certi mercati, chi con abiti lingerie che sono mezzo di espressione di (potente) femminilità, chi con look materici tra il ludico, il concettuale e l’elegante che segnano il definitivo tramonto di uno sterile quiet luxury. Il punto, prima del passaggio a Milano, si fa allora qui; in un maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Harris Reed

Corsetti, crinoline, grandi strascichi e silhouette scultoree. A nessuno, osservando la teatrale passerella di Harris Reed, verrebbe in mente che gli abiti siano risultato di mesi di instancabili ricerche tra Etsy, eBay e car boot sales tra America e Regno Unito. Il défilé sarebbe piaciuto a Maria Antonietta; quella vera e quella di Sofia Coppola, che avrebbe certamente apprezzato il sottofondo di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana ri-arrangiata da un trio di violoncelli. Alto, altissimo, il volume dell’estro: vecchie tende in raso duchesse a righe si fanno loliteschi e sagomati minidress, il pizzo Point de Venise ricamato all’uncinetto che un tempo cesellava scialli e tovaglie, diventa materia per giacche dal bavero immenso, mentre vecchi scampoli da merceria si trasfigurano in fiori neri 3D per l’abitino in organza dai maxi-fianchi. Aggiunge enfasi, la location dello show; vale a dire i sotterranei della Tate Modern con allestimento a gabbia a fare da specchio a ciò che sfila in pedana. Le clienti di Reed? Chiaramente ricche signore di Asia e Medio Oriente per cui lo scenografico massimalismo dello stilista non è mai sufficiente. Apertura di Fashion Week all’insegna del pump up the volume.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: S.S. Daley

maxi recap dalle sfilate della london fashion week primavera estate 2025
Stuart C. Wilson//Getty Images

“Metà collezione è una chiara trasposizione della linea maschile, l'altra è un'esplorazione e uno sviluppo completamente nuovo di idee per i clienti che vogliono che la maggior parte del loro guardaroba sia distintivo”. Così Steven Stokey-Daley tratteggia alla stampa il suo debutto sulle passerelle femminili, applaudito da un A-list di ospiti tra cui il proprietario di minoranza della griffe Harry Styles, in prima fila assieme ad Emma Corrin e Anna Wintour. L’ibridazione, in effetti, è ben visibile in pedana dove sfilano smoking XL dalle cravatte di marabù, blazer spalluti ed eteree gonne plissé, pull con ricami e bermuda macramè. Il côté prettamente femminile – ammesso e concesso che l’affermazione abbia ancora un senso – prevede invece trench cropped o stampati e longuette dai materici giga-pixel floreali da portare in sovrapposizione a gonne impalpabili. Buona la prima per questo talento britannico, da pochissimo insignito del premio Queen Elizabeth II for British Design.

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Chet Lo

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John Phillips//Getty Images

Le Chet Lo ladies, come le tratteggiò lo stesso designer in un’intervista a Vogue di qualche tempo fa, aggiornano il guardaroba. Che è sempre seducente con la complicità della tipica maglia a cubi 3D dello stilista, ma vira al raffinato. Quello di un abito in garza di seta bianca e origami plissé, quello di un long dress turchese in palette a unghie e maquillage, quello di una sottoveste in maglia puntinata di micro perline di vetro a riprodurre le nature morte che ispirano il designer. “Ho cercato di elevare il marchio e raccontare qualcosa di davvero raffinato, persino elegante”, afferma infatti lo stilista che porta in passerella anche una trasposizione eterea del tipico check britannico in sfumature cobalto che, altrove, arrivano a ravvivare il completo grigio composto di camicia, cravatta e gonne a pieghe. E la suggestione per la collezione proviene niente poco di meno che dalla mamma, pioniera dell’industria informatica nella New York degli anni Novanta che, giustamente, si prende il meritato applauso a fine défilé in compagnia del designer.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Natasha Zinko

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Eamonn M. McCormack//Getty Images

“La clinica non sarà responsabile per qualsiasi disagio causato”. La clinica in questione è quella di Natasha Zinko dove si effettuano interventi di chirurgia plastica inserendo mezze coppe in silicone ai reggiseni da portare a vista, e dove si sfila così; con camice in organza e copriscarpe operatori pronte per un BBL dagli esiti incerti. Le modelle sono, in effetti, un po’ malandate e c’è chi cammina con gli occhi cerchiati di nero dopo chissà quale lift facciale e chi porta bende a cornice del viso, forse dopo una bichectomia non propriamente riuscita. In passerella arrivano anche sexy dottoresse in mini chemisier chirurgici e reggicalze, mentre l’underwear che è feticcio della designer è declinato un po’ in tutte le salse e boxer e mutandoni arrivano perfino a cesellare il mini abito bianco. La mano lì, su zone erogene sta definitivamente diventando un trend da défilé e lo show della designer britannica è una chiara riflessione sulle contemporanee fiere delle vanità. Su Ig siamo pieni di prima e dopo e allora perché non portarli in passerella?

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Feben

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Victor Virgile//Getty Images

Ciò che aveva colpito Dolce & Gabbana di Feben – giovane designer etiope, ma cresciuta in Svezia e oggi di stanza a Londra, che a febbraio sfilò con il supporto del duo italiano – era la vitalità multiculturale della stilista, ben tradotta in passerelle dalle ricche texture, spesso confezionate grazie alla collaborazione con artigiani provenienti da tutto il mondo. Questa signature, torna oggi nel défilé della stilista per la Primavera Estate 2025 dove camicie sagomate in vita sono realizzate con il supporto dello sviluppatore tessile svedese OnceMore che crea tessuti dalla polpa del legno rigenerata, mentre un bellissimo abito composto da una rete di micro perline profilate di piume di struzzo arriva dalla partnership con un gruppo di artigiani di Accra. Altri (notevoli) pezzi tattili sono poi i top e le longuette dal tessuto arricciato, i bustier sagomati e fitti di paillettes o le marsine a righe a terminare in un tripudio di oscillanti frange. La collezione si intitola Reign e la correlata nota stampa ne spiega il motivo: “Non raining (piovendo), ma reigning (regnando). Questa è la filosofia celebrativa della vita, del design e del potere femminile di resilienza: usa la tua vulnerabilità per creare forza”.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Standing Ground

È un momento d’oro per Michael Stewart, designer irlandese laureato al Royal College of Art e da poco insignito del neonato premio savoir faire di LVMH che svincola oggi dal collettivo Fashion East per presentare in solo show. E il debutto in solitaria di Standing Ground avviene all’insegna di abiti da grande soirée (o da red carpet) che dal giallo virano all’arancio e poi al rosa, al rosso e all’azzurro, schedulando la maestria artigianale del designer. Ci sono strati di jersey drappeggiati e tagliati direttamente sul corpo delle indossatrici, ci sono micro-perline ricoperte di tessuto a progettare una sorta di ossatura per abiti, gonne o debuttanti cappotti e giacche in pelle. Altrove lussuosissimi velluti drappeggiati avvolgono la figura con grande eleganza, mentre impalpabili chiffon restituiscono eteree dee dal guardaroba speciale. E su misura, metodo adottato fino ad oggi da Stewart e di cui sarà interessante vedere l’evoluzione.

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Nensi Dojaka

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Joe Maher//Getty Images

Dopo un anno di assenza, Nensi Dojaka torna sulle passerelle della London Fashion Week con due novità. La prima è la capsule collection in collaborazione con Calvin Klein che porta in pedana, tra gli altri, bralette a triangolino in mesh nero o rosa, già acquistabili sui siti delle rispettive griffe, mentre la seconda è l’ampliamento della sua grammatica estetica che prevede sempre la seduzione di quegli abiti lingerie che hanno decretato il successo della griffe, ma contempla anche blazer spalluti che all’occorrenza si fanno minidress, licenziosi trench a terminare in tulle plissettato, LBD vinilici o tempestati di paillettes, nonché stratificazioni di tulle elasticizzato ad arricchire l’inconfondibile intimo. Ci sono anche pantaloni in jersey seconda pelle e top in maglia dalle righe vedo-non-vedo che confermano l’obiettivo della stilista: esplorare la femminilità indagandone forza e vulnerabilità.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: JW Anderson

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Stuart C. Wilson//Getty Images

C’è il raso di seta trompe-l’œil, c’è la geometria plastica fitta di paillettes, c’è il cashmere intrecciato a mo’ di macro-tetris e c’è la pelle sagomata in guisa di tutù. Da JW Anderson i codici sono sempre gli stessi; giocosi e concettuali, femminili pur senza i vezzi da fatalona e squisitamente artigianali. Quelli di un designer che con una manciata o poco più di tessuti, estrae dal cilindro il guardaroba eclettico che non ti aspetti, quelli di un creativo che prende i testi di un saggio su arte e design – opera di Clive Bell, critico d'arte britannico membro del Bloomsbury Group dei primi del Novecento – e stampandoli su top e mini abiti invita a riflettere sullo stato attuale della moda, trattandola alla stregua di una pagina bianca pronta ad ospitare nuovi scritti. Nel caso specifico; righe che raccontano di bomber a farsi abiti dalla gonna drappeggiata, gilet in maglia ridotta a strisce a ricordare i grattacieli, o mini dress dai lembi a penzoloni da siglare a fiocco. Un tocco ludico che, come sempre, arriva anche sugli accessori: stivaletti da corsara tutti zip e nuove borsette-mocassino a ridefinire il perimetro delle shoulder bag. Come recita il soundtrack di collezione: I’m obsessed.

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Roksanda

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WWD//Getty Images

Sartoria destrutturata, lampi di colore che catturano, texture materiche che sono gioia per gli occhi ad ogni passo delle mannequin. Da Roksanda sfilano tailleur che sono tute dagli oblò sul giro vita, cappotti squarciati da seta, scenografici abiti da indossare in combutta con velette chic o calzature pelose che farebbero un baffo all’uomo di Neanderthal. Giga-volant sfiorano la couture per poi attestarsi sul prêt-à-porter di pantaloni sartoriali, volute in pelle lucida ridefiniscono (aggiornandola) la vezzosa silhouette anni Cinquanta e mille frange vitaminiche cesellano gonne e abiti che eleggono ancora una volta la stilista Roksanda Ilinčić a regina di un design tanto architettonico quanto colorista. Moda ad alto voltaggio.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Emilia Wickstead

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Stuart C. Wilson//Getty Images

La musa di collezione è la pioniera del fotogiornalismo, nonché attivista Gisèle Freund che, nella sua avventurosa vita, scattò il ritratto ad una A-list di artisti che spaziava da Virginia Wolf, a Frida Kahlo, a Simone de Beauvoir. Proprio un’immagine della Beauvoir, con lei sdraiata sul suo sofà arancio, in mise mascolina con camicia color pesca e cravatta grigia, è diventata suggestione primaria per Emilia Wickstead che in passerella a Londra porta un guardaroba sul crinale tra un tailoring mannish e un bon ton invece squisitamente femminile. Completi a giacca e abiti hanno cravatte ton sur ton, mentre altrove gonne charleston, floreali o plissé si abbinano a top o polo dal colletto sfrangiato. Non mancano gli abiti che sono signature della designer e che se declinati in corto hanno un mood da Lolita in toni zuccherini, mentre quando in lungo, un'attitudine tanto elegante quanto seducente.

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: 16Arlington

Un po’ come successo a New York con Khaite, anche nella Londra di 16Arlington s’intravede finalmente uno spiraglio di luce. Quello del setting di passerella, una pedana coperta di coriandoli bianchi negli spazi della Royal Academy of Arts, quello del guardaroba che sfila che contempla sì il nero, ma anche uno spettro che dal burroso tende al giallo vivido, poi all’arancio sorbetto e al corallo. “Mi è sembrato di trovarmi improvvisamente di fronte al sole – racconta infatti lo stilista in un’anteprima alla stampa – ed è quel tipo di energia che credo di desiderare da tempo”. E allora ecco arrivare i lampi di luce (e vitalità) di un lungo abito tramato di frange, o quelle scintillanti di una mini che è mosaico di paillettes argento e nere a comporre le palme che sono anche background di sfilata ad opera dell’artista Jesse Pollock. Bellissimi i completi in pelle e denim con la camicia aperta a lasciar scorgere l’intimo, sofisticatissimi i tailleur con giacca a portafoglio e pantaloni Capri, da indossare tassativamente con décolleté sfrangiate. Glamour e sobrietà a braccetto, ma con acme e estro.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Simone Rocha

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Chissà se a Pina Bausch – innovatrice della danza contemporanea per cui la moda era divertimento ma aveva una passione per Yamamoto – sarebbe piaciuto il défilé di Simone Rocha. La designer cita la ballerina come fonte d’ispirazione per questa collezione che (ri)vela garofani in ogni dove, rammentando il celebre balletto Nelken dell’artista. I fiori recisi si stagliano luccicanti su body, t-shirt e parigine, fuoriescono da gonne e arrivano sulle culotte mostrate sotto strati di raso o inconsistenti tulle. Alle volte il garofano è “sottovuoto” negli ormai celebri abiti vedo-non-vedo della designer o nei trench lattiginosi da indossare con altrettanto famose Crocs personalizzate di cristalli. Evidente la suggestione della danza; nei tutù in coppia alle più romantiche delle giacche a vento, nei cardigan glitz e nelle ballerine, o nelle nuove e vaporosissime clutch da portare sottobraccio. Arriva anche il jeans, di norma poco visto sulle passerelle di Rocha, che non poteva essere declinato che così: profilato di cristalli floreali in una rivisitazione femminile della tela work per eccellenza.

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Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Erdem

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John Phillips//Getty Images

Dopo S.S. Daley anche Erdem riflette sul concetto di maschile e femminile allestendo un défilé che prende le mosse dalla vita (e dal guardaroba) della scrittrice Radclyffe Hall e della scultrice Una Troubridge, coppia inconcepibile per l’Inghilterra dei primi del Novecento. A queste due artiste – e all’opera Il pozzo della solitudine, primo romanzo a tema gay che, alla pubblicazione nel 1928, portò l’autrice ad affrontare un processo per oscenità – va l’omaggio del designer turco-canadese che porta sulla pedana allestita al British Museum il vocabolario floreale che l’ha reso noto al pubblico, abilmente miscelato ad una grammatica maschile dalla sartoria impeccabile. Sfilano completi gessati che hanno appuntato sul bavero un monocolo e cucito sul polsino il frontespizio della scandalosa pubblicazione, ma anche lussuosi doppiopetto in coppia a gonne midi ricamate di rose e lustrini, blazer incrostati di cristalli a terminare in ruches che toccano terra. Un mix and match che è ultra-desiderabile e svela il rigore nel taglio dello stilista che, per il fit perfetto degli smoking, si è rivolto a quell’eccellenza British che è Savile Row. Per la confezione della neonata borsetta invece – la geometrica (ma morbida) Bloom Bag dal manico in argento forgiato a mo’ di tulipano – il savoir faire è tutto italiano, per la precisione forlivese, plasmato com’è su ottone da artigiani locali.

Maxi-recap dalle sfilate della London Fashion Week Primavera Estate 2025: Burberry

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Jeff Spicer//Getty Images

Negli spazi del National Theatre, tra le installazioni moderniste dell’artista Gary Hume, va in scena la passerella più attesa della settimana della moda londinese. Burberry non naviga in buone acque dicono i dati di Bloomberg, eppure il défilé di Daniel Lee pare ottimista; scintillante addirittura, come negli abiti dai mille fili di paillettes, indossati anche dalla super top degli anni Duemila Lily Donaldson, parte di quel corpo di mannequin che il designer – forse nostalgico come noi dei bei tempi andati – assolda per i suoi show. Quello che sigla di fatto la London Fashion Week è a metà tra l’utilitaristico e lo chic, fresco nella palette che spazia dal verde militare, al lilla, all’arancio vivido, con incursioni di inconfondibile check ad animare borse e cinture. “Nato dalla funzione, radicato nell’eredità” si leggeva in effetti nel teaser di collezione postato sul profilo Instagram della griffe che ha nel DNA quel trench che, destrutturato, diventa ovviamente il re della passerella. Corto, se non cortissimo e in pelle si indossa con pantaloni militari, mentre confezionato in guisa di camicia dal maxi-fiocco dialoga con cargo tartan a vita bassa. Compare anche in versione abito svolazzante, accompagnato da clogs o in foggia di chiodo a contrastare con la gonna plissé. Si corregge un mito brevettato cent’anni fa, inserendolo in un guardaroba fresco e indossabile, eppure forse carente di quel brivido che, specie da un designer come Lee, ci si aspetta.

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