Ombrelli trasparenti sotto la pioggia, coltri fitte di nebbia e fuochi d’artificio che illuminano il cielo notturno. L’estate in Giappone è una stagione atmosferica e potente, un viaggio tra monsoni, afa costante e giornate che sembrano sospese; e Tokyo, con la sua energia stratificata, i quartieri come microcosmi e il culto dell’estetica elevato a vocazione nazionale, offre una delle scene streetstyle più originali ed espressive del mondo.

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Christopher J Argentino

In generale, anche nei mesi più caldi, la parola d’ordine resta: coprire – un po’ per pudore, un po’ per una questione di stile. Non che manchino minigonne e shorts, ma anche d'estate è molto comune vedere abiti lunghi alla caviglia, vestiti e gonne sopra i pantaloni, camicie leggere sopra le T-shirt (o, perché no, perfino su altre camicie), magline in rete see-through che fanno da sfondo ad ampie bluse con fiocchi, cardigan bon ton su top romantici: il layering, sempre alla base dello styling giapponese, non si interrompe d’estate, semmai si riconfigura. E poi, naturalmente, c’è la questione della pelle candida da preservare a tutti i costi – quindi più centimetri si coprono dai raggi solari, meglio è. Per questo si vedono in ogni angolo bucket hat, cappelli da baseball, parasole pieghevoli, occhiali ovali in acetato spesso. Va da sé che l’accessorio più emblematico della stagione diventa allora l’ubiquo ombrello di plastica trasparente che si compra al konbini (ovvero il “convenience store”, come Family Mart e Seven Eleven), ottimo per ripararsi dagli acquazzoni improvvisi ma eventualmente anche per far da scudo contro i raggi UV.



City Boy style e il fascino dell’oversize

Tra i macro-trend, spicca ancora lo stile City Boy, ereditato dallo storico magazine Popeye e sempre più fluido. Si tratta di un mix di workwear, surplus militare, stile preppy d’ispirazione Ivy League e abbigliamento outdoor americano, fuso con una sensibilità squisitamente giapponese per i tagli netti, le proporzioni insolite, la palette desaturata. L’oversize regna sovrano, a prescindere dal genere, e alle declinazioni più gorpcore si affiancano anche camicie a righe stile marinaio francese, pantaloni khaki o chinos, e ai piedi l’immancabile New Balance, un grande classico che qui continua a piacere per i look da tutti i giorni più sobri. Chi vuole farsi notare e vira più su un’estetica urban-futurista ci sono sempre le Grounds, le scarpe con le bolle che ormai da anni definiscono l’uniforme dei cool kid di Tokyo, magari da abbinare con outfit dai richiami grunge, tessuti slavati, squarci e sovrapposizioni, per un contrasto netto e super attuale.

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Christopher J Argentino

Minimalismo vs patchwork: due anime dello stile giapponese

In questo calderone di tendenze che si nutre della globalizzazione eppure riesce ancora a rimestare gli ingredienti in modo unico, convivono su due binari paralleli un’estetica più pulita e minimalista e una effetto patchwork, votata al clash di stampe, texture, colori, personalizzazioni. Per le ragazze, un essenziale del guardaroba estivo sono le gonne lunghe dal polpaccio in giù, magari di cotone bianco o azzurro slavato, quest’anno con fondo a palloncino – ringraziamo in coro Miu Miu. Quelle più corte si portano a pieghe, stile utilitario, in tela grezza e spessa, oppure scozzesi. Un trend forte del momento però sono gonne corte e parei in pizzo o sangallo da portare sopra jeans e pantaloni maxi. Con uno styling simile, funzionano anche voluminosi babydoll in tulle e camicie da notte vintage, da scovare nei negozietti di seconda mano di negozietti di seconda mano di Harajuku o Shimokitazawa e indossare con jeans e magliette larghe rubate alle uniformi sportive.

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Francesca Milano Ferri

Marchi giapponesi da conoscere (e da indossare)

Abitini leziosi, fiocchi, colletti maxi che ispirano ricordi d’infanzia in una versione più attenuata dello stile Lolita non mancano mai. Tra i brand da conoscere, Maison Mume reinterpreta il look da modella off-duty con top romantici, gonne fluide e layering leggerissimo. VIAVANDA decostruisce le camicie classiche aggiungendo fiocchi e lacci per modificarne le silhouette. Ambush e Akikoaoki rivisitano il corporate-core con capri pants, blazer destrutturati e scarpe ibride per un risultato finale tra il grunge e il formale.

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Christopher J Argentino

Calze, calzini e scaldamuscoli: protagonisti a sorpresa

E poi, per le ragazze, vale giocare con calze e calzini: dimenticateli come complemento e immaginateli protagonisti. Le calze si intessono di mille fantasie colorate o trame particolari in pizzo che ricreano motivi romantici, si aprono con dettagli cut-out e arricchiscono di fiocchi; i calzini, sì, vanno bene anche nella più classica variante bianca a costine, magari con qualcosa di kawaii ricamato sopra, ma perché limitarsi quando si possono scegliere maxi calzettoni da risvoltare mille volte alla caviglia per quell’effetto chunky da studentessa Anni 90 da portare con mocassini e Mary Jane, oppure gambaletti in pizzo coi lembi sbranati da annodare a fiocco intorno alle gambe per un effetto un po’ balletcore? E chi ha detto poi che si debba rinunciare agli scaldamuscoli? Il look viene prima di tutto, anche del caldo percepito, e gli accessori nello stile giapponese giocano un ruolo fondamentale, a volte sono proprio loro a dar senso all’intero outfit. E, sempre a proposito di accessori, una tendenza fresca dalle strade di Shibuya è quella di portare un foulard annodato a un passante posteriore dei jeans.

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Francesca Milano Ferri

L’eredità dark: total black e rigore alla giapponese

Il nero è un altro grande classico – siamo pur sempre nella patria di Yohji Yamamoto, total black e destrutturato sono le coordinate entro cui la scena fashion giapponese si muove di default. Nei look da tutti i giorni, di solito i pantaloni sono ampi ma stringono alla caviglia, e vengono abbinati a baschi o coppole, occhiali spessi, camicie abbottonate fino in cima, magari da personalizzare con spille, nastri e dettagli metallici. Soprattutto per le donne, si avverte una risonanza con lo stile Japandi: equilibrio tra romanticismo e rigore, tra silhouette larghe che coprono e piccoli dettagli che seducono, tagli netti, cut-out e fiocchi. Gonne e bluse a portafoglio, capispalla con chiusure diagonali, pantaloni pareo con micro cinture parlano lo stesso linguaggio: un’estetica stratificata, funzionale, che non dimentica un tocco poetico.

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Francesca Milano Ferri

Quando vestirsi diventa narrazione

Lo streetstyle giapponese in estate è una dichiarazione d’intenti: l’ennesimo lunedì mattina con 31 gradi e il 90% di umidità non è una scusa per ridurre il guardaroba all’essenziale, ma un’occasione per orchestrare ogni capo in armonia. È così che qui l’atto di vestirsi, che sia per sperimentare con la moda o anche solo per presentarsi al mondo nella propria versione migliore, significa costruire un universo visivo in cui ogni piega ha senso, ogni colore dialoga con l’ambiente e ogni accessorio è parte di una narrazione personale.