L’unica vera regola della moda giapponese è che non ci sono regole. È un preambolo necessario quando ci si attinge a scrivere con l’intento di analizzare questo patchwork di stili e tendenze che segue logiche proprie, spesso lontane dalla stagionalità, dalle suggestioni della moda globale e dai micro-trend a cui TikTok ci ha abituato negli ultimi anni, incanalando richiami e suggestioni che provengono dai luoghi più disparati con un’inesauribile passione per la ricerca e una sfrenata voglia di unicità.

capi e accessori cult dalle vie di tokyopinterest
Matthew Sperzel//Getty Images

Città di contraddizioni, Tokyo viaggia costantemente su due binari paralleli: conformismo e anticonformismo, entrambi portati agli estremi. E così, se di trend di massa si può parlare con facilità nel primo caso, quello che riguarda gli shakaijin – che letteralmente significa “persone della società” e, di fatto, indica tutti i membri considerati attivi, che svolgono a tempo pieno un classico lavoro aziendale (quella macro-categoria al cui vertice si trovano i famosi salaryman in completo e ventiquattrore) –, lo stesso non si può dire di tutto l’amalgama di eclettici che abbracciano la moda come stile di vita, utilizzandola come veicolo della propria identità. La moda in senso stretto è infatti quella confezionata ad hoc dagli “anticonformisti”, quelli che per età o volontà personale, nella “società” ancora non sono entrati: studenti, artisti, modelli, proprietari di boutique e negozi vintage, lavoratori part-time, creativi di ogni sorta. E qui, il grado di personalizzazione e sperimentazione è tale da rendere impossibile parlare di vere e propri trend del momento: esistono, sì, delle macro-tendenze, così come ancora vive e vegete sono le sottoculture autoctone, ma il popolo della moda le rimescola in continuazione, dando vita a un mix & match anarchico, vibrante e stra-colmo di riferimenti.

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Il layering, il destrutturato, il dekora si intrecciano così in una commistione di stili, gli accessori amati dalle gothic lolita si combinano all’otaku fashion, la moda avant-garde di Comme des Garçons alle silhouette sportive, l’abito tradizionale a corsetti e richiami vittoriani, in un terreno di ricerca continuo che alle ultime uscite dei brand preferisce senza dubbio i pezzi d’archivio. Per non parlare poi dell’handmade, amatissimo in tutte le sue declinazioni, dal crochet all’upcycling di capi vintage e tappezzerie. Insomma, l’argomento è vasto - tanto vasto che sarà protagonista della nostra nuova rubrica Tokyo Takeover, in cui chi scrive riporterà direttamente dalla sua città d'adozione: Tokyo.

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Per calarci subito nella fervente scena fashion di Tokyo, ecco il nostro starter pack: una piccola selezione di alcuni capi e accessori molto amati, divenuti veri e propri cult o in qualche modo esemplificativi della moda locale, in cui è praticamente impossibile non imbattersi per le vie dello shopping della metropoli giapponese.

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Le bubble shoes di Mikio Sakabe

Si chiamano Grounds ma sembrano fatte per camminare sulle nuvole: sono le bubble shoes immaginate dallo stilista Mikio Sakabe, stampate in 3D e venate di un’ispirazione ultra-futurista. Mary Jane, stringate Oxford, sneaker, sandali, mocassini e altre silhouette, ancora si sollevano da terra su maxi platform di bolle in gomma colorata. Iridescenti, trasparenti, opache oppure cromate e scintillanti, le bolle si gonfiano e deformano per dar vita a nuove architetture, in un gioco di proporzioni assurde, contrasti materici, colori sgargianti ed esagerazioni. Fondato nel 2018, il brand è già super consolidato e amatissimo dai fashionisti per la sua natura cangiante e poliedrica: dall’adepto dello streetwear sportivo alla sfiziosa lolita tutta pizzi e trine, esiste (almeno) una Grounds per tutti. E poi, in queste suole altissime c’è qualcosa di intrinsecamente giapponese, come un richiamo agli svettanti sandali okobo indossati dalle maiko (apprendista geisha), riletti per il cyberspazio.

Le borse di Margesherwood

Per gli amanti dell’accessoriare la propria borsa con peluche, portachiavi, mini pouch, catene e gingilli, ecco la soluzione perfetta: borsette a spalla o a mano dalla linea essenziale e dai manici lunghi e sottili, da decorare con fiocchi di raso o a cui appendere preziosi memorabilia di ogni tipo. Ispirato al personaggio Marge Sherwood del film Il talento di Mr. Ripley (1999), il brand coreano fondato dalle designer Sungeun Um e Soonyoung Kim sta spopolando per la sua estetica Anni 90 discreta e moderna, che mischia femminilità e raffinatezza senza dimenticare la funzionalità. Design puliti ma ricchi di carattere, come baguette e bowling bag, incontrano pelli metallizzate o vinile e nuance di tendenza, dal bordeaux al nero profondo, passando per il cioccolato e l’argento. Look da city girl assicurato con il modello multitasche in pelle verniciata bordeaux o nero, che a Tokyo viene interpretato un po’ come una versione adulta e coquette della tipica borsa da scuola – da personalizzare quindi con nastri, charm e accessori.

Gli accessori di Vivienne Westwood

Vivienne Westwood – o meglio, “Vivian” (traslitterazione di “Vivienne”) come la chiamano colloquialmente i giapponesi – non è un semplice brand, ma un vero e proprio oggetto di culto. Sulla sua popolarità nel Sol Levante ci sarebbe da prolungarsi in un saggio, ma basti sapere che in gran parte si lega a doppio filo con la celebre serie manga Nana di Ai Yazawa, un manifesto della moda Anni 90 che incorpora molti look della designer britannica ed è tuttora considerata un’inesauribile fonte di ispirazione per lo stile punk e grunge.

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Dalle collane di perle alle borse in pelle marchiate dall’iconico logo dell’orbita con la croce, dai corsetti vittoriani al tartan, l'eredità di Vivienne Westwood continua a tramandarsi in eterno per i vicoli dello shopping alternativo di Harajuku – che ha perfino un negozio vintage dedicato esclusivamente alla stilista – grazie al connubio tra arte sartoriale e gusto drammatico-teatrale che ai giapponesi piace sempre molto.

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Il tartan di HEIHEI

I colletti con nastri alla marinara, i maxi fiocchi, i baschi decorati con applicazioni e pattern, gli strap regolabili, le balze voluminose, le patch ricamate con personaggi kawaii e poi il tartan, il tartan che ricopre ogni cosa nei suoi colori distintivi rosso, verde, nero, il tartan rétro reso contemporaneo: HEIHEI è il brand giapponese per eccellenza, le sue creazioni incorporano tantissimi elementi distintivi della moda locale in un unico look dall’anima multisfaccettata, un po’ grunge, un po’ sfizioso, un po’ naïf, decisamente cool.

Fondato da Shohei Kato, classe 1991, laureato presso il Bunka Fashion College, il marchio mantiene un’estetica definita e tipicamente giapponese, tra richiami che spaziano dagli Anni 80 ai Duemila e un’esuberante attualità.

La maglieria 3D e multicolore di Coogi

Girando per qualsiasi negozio vintage di Tokyo nella giusta stagione, ci si imbatterà sicuramente in uno di questi maglioni coloratissimi, con pattern a strisce deformate e asimmetriche, pieni di intrecci ed elementi in rilievo. Questi motivi irregolari rimandano direttamente agli Anni 90, quando il brand australiano Coogi esplose in tutto il mondo grazie anche all’endorsement da parte dei rapper americani, e oggi sono entrati nel lessico degli amanti del vintage di Tokyo perché ben si sposano con i look stratificati e destrutturati tipici che attestano l’amore dei giapponesi per l’arte del layering. Che siano in versione girocollo, cardigan o gilet, oggi sono indossati dai giovani in chiave streetwear o accostati a capi sartoriali, magari abbinati a camicia, cravatta e bomber in pelle – una mise che è diventata quasi un’uniforme. Un altro brand che produce questo tipo di maglieria con “Coogi pattern”, anche questo molto ricercato dagli amanti del vintage in Giappone, è Carlo Colucci.


Le tote bag di Knt365 Company

Si comprano da LoFt (ma non solo) e sono il souvenir perfetto. Se c’è un accessorio di cui i giapponesi, di qualsiasi età, genere ed estrazione, non possono fare a meno è la tote bag – che si tratti di una sportina in tela o di modelli più strutturati in cotone spesso beige, da portare a mano. Knt365 Company reinventa il concetto in una chiave pop, divertente, al tempo stesso tenendo in considerazione la sostenibilità e quel mix di unicità e personalizzazione che piace tanto agli abitanti di Tokyo: le borse sono infatti tessute in filo riciclato ottenuto da bottiglie di plastica e disegnate da artisti sempre diversi, provenienti da ogni parte del mondo. In maglia elasticizzata, sfoggiano pattern irripetibili e abbinamenti di colore particolari, dando un tocco originale anche all’outfit più sobrio.

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