In base alla lunghezza (o al tessuto) gli si affibbia un nome. Shorts, variabili dal ginocchio a metà coscia. Jorts, bermuda nella foggia e denim in sostanza. Hot-pants, inguinali, quelli dei grandi scandali e dello slogan spregiudicato. Il viaggio? Lunghissimo; da fine Ottocento ai giorni nostri, dai college americani alle passerelle. Perché, in principio, sono affare da divisa: con calzettoni li portano gli studenti prima del rimpiazzo, nell’adolescenza, con i pantaloni lunghi, più consoni alla maturità. Per le donne, invece, li sdogana il tennis: “Di lei non potevano non eccitarmi gli shorts che, a quei tempi, ancora non si portavano in Europa”, scrive il giornalista Gianni Clerici in 500 anni di tennis. Lei, è Alice Marble, super-campionessa che nel 1933 rifiuta il gonnellino a favore dei pantaloncini, sfidando i pregiudizi dell’America bacchettona degli anni Trenta e Quaranta, fronteggiando i cliché con fare impenitente nello sport più amato dalle pudiche signore dell’high society.
La storia degli shorts comincia da qui, da un campo di terra rossa e da un’atleta dalla vita avventurosa i cui bermuda, per la verità, non sono poi così succinti. Sfiorano le zone erogene, invece, quelli indossati dalle pin-up dei Cinquanta, cristallizzati nell’immaginario da una conturbante Marilyn Monroe che ne sfodera una sequela: con zeppe e t-shirt tricot, in foggia di salopette con marinière, mentre pratica yoga, gioca a baseball o posa sullo sfondo del Pacifico in quella Hollywood che le dà la fama.
I suoi sì che sono peccaminosi, eppure non scandalizzano granché, il pubblico è ormai abituato alla (s)vestizione delle regine del burlesque e poi in fondo, gli shorts, li porta in quegli anni anche la regina del bon ton Jacqueline Kennedy, con camicetta Vichy, in vacanza a Hyannis Port.
Seguendo la parallela dello chicness, impossibile non menzionare gli shorts del Marchese Pucci; in shantung di seta a tinta unita, in gabardine di cotone stampato o in twill sempre di seta, hanno tutti la zip sui fianchi e un cinturino in vita chiuso da un bottone. Il nobile napoletano li presenta in Siciliana, la collezione Primavera Estate del ‘55, consacrando il capo all’eleganza vacanziera.
Sono poi addosso a tutte le bellezze dei Sessanta e Settanta: Brigitte Bardot è in shorts second skin, con cinturone e stivali alti, quando nel ‘71 incontra Pelé allo stadio di Parigi durante un match di beneficenza, mentre Jane Birkin, nello stesso anno, ne sfoggia la winter edition, in velluto by Vicky Tiel, appaiandoli a calze velate e Mary Jane.
È in questo decennio che nasce l’etichetta “hot-pants”. Longuette goodbye titola un lapidario Women’s Wear Daily il 30 settembre del 1970, procedendo nella descrizione del tramonto della maxi gonna a favore dei pantaloncini dalle proporzioni micro. Attingendo da un immaginario a tinte forti, li chiama “hot-pants”, termine ufficialmente forgiato da Life che, il 29 gennaio del 1971, dà l’annuncio che passa alla storia: “Li hanno chiamati hot-pants, sono ovunque. Si tratta di un’improbabile mania”. Già, perché il decennio sarà pure quello di libertà e impudicizia, dei bohémiens e dei couturier avanguardisti, ma quando il lillipuziano jeans incontra le masse in una storica pubblicità, è subito scandalo.
“Chi mi ama mi segua” è il dissacrante motto stampato a margine del lato b più famoso dell’advertising. Un giovane Oliviero Toscani- in coppia con Emanuele Pirella- fa così nel ‘73 la réclame di Jesus Jeans, immortalando a tutto campo il derrière di Donna Jordan, musa di Antonio Lopez e allora fidanzata del fotografo italiano. Gli shorts in questione? Vanno a ruba e accendono un dibattito che scomoda pure Pier Paolo Pasolini.
Dagli short ai jorts: i pantaloncini corti oggi, tra passerelle e street style
Croce e delizia di una gioventù che tenta la replica à la Kate Moss, gli shorts vivono una seconda popolarità nella prima decade dei Duemila. La super modella britannica ne fa il cavallo di battaglia dei suoi Glastonbury; galosce Hunter, gilet di lui e pantaloncino XS quadrettato, con cinturone.
Li porta anche in passerella scatenando il polverone; non tanto per lo short in sé, quanto più per la sigaretta accesa e l’accenno di cellulite. La prima non le si perdona perché- coincidenze- la collezione Louis Vuitton Autunno Inverno 2011 2012, sfila proprio quando in Inghilterra si celebra il No smoking day, mentre la seconda per l’idiozia dei commentatori, vedi il Daily Mail che all’epoca ironizza sul fatto che il vizio non le giovi al fondoschiena.
Giacché per indossarli, gli shorts, serve asciuttezza, o forse un po’ di autoironia, come insegna Katy Perry nel video di California Gurls, moderna Bettie Page in hot-pants sbrilluccicosi e panna a volontà. Oggi? La moda ha un nuovo feticcio, dall’orlo allungato suppergiù al ginocchio e dalla tela denim; si chiamano jorts- dalla crasi di jeans e shorts- e sono il tormentone street style dell’Estate 2023. Così paparazzate abbiamo visto: Irina Shayk, in divisa total black e stivale alto, Hailey Bieber school girl 3.0 in jorts e mocassini e Gigi Hadid in camiciona over e baseball cap.
Perché piacciono è presto detto: sono versatili, comodi (dal taglio baggy, per lo più) e declinabili nello stile a seconda degli abbinamenti. Quanto alle passerelle, si può ben dire che lo short sia intramontabile. Celine immagina una rockettara B.B. in pantaloncini bianchi, marinière, gilet e biker boots, mentre Chanel una moderna garçonne in bermuda impalpabili e costume intero tutto una ruches. Romantici, sono poi anche gli shorts in macramè di Elie Saab, mentre quelli di Tom Ford, con paillettes argentee o dorate, li indossa una disco queen pronta per la festa.
I più inguinali li propongono Coperni e Diesel e se il primo li fa dialogare con camicia e décolleté nel segno dell’eleganza, il secondo- che li pensa ovviamente in denim- sembra guardare all’irriverenza di quelli immortalati da Toscani. Insomma; tempo che indaghi, pantaloncini che trovi. Al ginocchio, corti o cortissimi non importa, lunga vita agli shorts!