"Un supermercato per predatori sessuali". Così è stata definita la scuola cattolica di Notre-Dame-de-Bétharram, situata nei Pirenei Atlantici, da un gruppo di ex alunni che oggi, in Francia, denuncia abusi fisici, psicologici e sessuali avvenuti dal 1957 al 2004.
Anche la figlia del primo ministro francese, François Bayrou, Hélène Perlant ha denunciato le violenze fisiche che avrebbe subito mentre frequentava l'istituto. La donna, oggi 53enne, ha raccontato in un’intervista a Paris Match che un sacerdote anziano di Notre-Dame de Bétharram la picchiò davanti ai suoi coetanei durante un campo estivo, quando lei aveva 14 anni. “L’abate Lartiguet mi teneva d’occhio: ‘Tu, Bayrou, insolente come tuo padre!’. E un giorno mi afferrò per i capelli, mi trascinò a terra e mi prese a pugni e calci su tutto il corpo, soprattutto allo stomaco”, ha raccontato in questi giorni Perlant, quarant'anni dopo le violenze subite. “Pesava circa 120 chili - ha aggiunto -. E, per dirla senza mezzi termini, mi sono fatta la pipì addosso dal terrore e sono rimasta lì tutta la notte, bagnata e sola nel mio sacco a pelo”.
Bayrou, che ha mandato tutti i suoi figli in quella scuola ed è stato anche ministro dell'istruzione dal 1993 al 1997, è stato interrogato durante l'inchiesta per capire se fosse a conoscenza o meno degli abusi che avvenivano a Bétharram e se, nel caso, li abbia coperti (anche perché la stessa moglie di Bayrou insegnava catechismo lì). L'attuale primo ministro francese ha detto di non aver “mai nascosto nulla”, ribattendo che i suoi “nemici” si starebbero approfittando della situazione per condurre una "campagna politica di distruzione" contro di lui. La figlia Perlant conferma: ha, infatti, precisato di non essersi mai confidata con il padre. “L’ho taciuto per 30 anni”, ha confessaro, “forse inconsciamente volevo proteggere mio padre dai colpi politici che stava subendo a livello locale”.
La scuola élitaria che nascondeva atrocità
Ma facciamo un passo indietro, per capire che luogo è Notre-Dame-de-Bétharram.
La scuola (che oggi si chiama Le Beau Rameau) è un prestigioso istituto privato che si trova nella regione dei Pirenei Atlantici, non lontano da Pau, città di cui Bayrou è sindaco dal 2014. È frequentato da famiglie cattoliche e benestanti, tra cui anche quella del primo ministro, che è molto religioso ed è originario di quella regione: la moglie, Elisabeth Bayrou, che, dicevamo, è stata insegnante di catechismo dell’istituto, e due dei suoi sei figli ci hanno studiato. La scuola è ancora funzionante e ha un’ottima reputazione dal punto di vista della qualità dell’istruzione.
Il caso sugli abusi che avvenivano tra quelle mura è diventato di dominio pubblico alla fine del 2023, quando Alain Esquerre, ex allievo, decise di aprire un gruppo su Facebook con cui intendeva raccogliere le testimonianze di chi, come lui, aveva frequentato la scuola e aveva subìto abusi fisici o sessuali da parte di sacerdoti, insegnanti e bidelli. E così venne fuori la vicenda di Pascal Gélie che parla di “bambini picchiati sulla testa, colpiti così forte da finire col sanguinare o perdere i sensi. Ho visto - ha detto al Guardian - un adulto strappare i capelli a un ragazzo. Un altro è stato colpito così duramente che ha perso il 40% del suo udito".
Gélie fa parte del gruppo di denuncianti i cui resoconti di violenza, stupro e violenza sessuale hanno esposto quello che si ritiene essere il più grande scandalo di abusi su minori avvenuto in una scuola della storia francese. La ministra dell'istruzione, Élisabeth Borne, l'ha definito un momento #MeTooSchools.
Le 200 denunce: cifre, reati e primi arresti
In totale, sono state presentate 200 denunce legali accusando sacerdoti e personale di Bétharram di abusi fisici o sessuali avvenuti dal 1957 al 2004.
Novanta denunce sono per violenza sessuale o stupro. Due denunce hanno portato ad accuse contro un ex supervisore per la presunta violenza sessuale su un minore nel 2004 e il presunto stupro sempre su un minore dal 1991 al 1994. È stato messo in custodia mentre l'indagine continua. Molte altre accuse sono state sporte, purtroppo, oltre il limite di tempo per l'azione penale. Gélie ha detto: “Vogliamo un cambiamento nella legge per rimuovere i limiti di tempo per la denuncia di abusi sui minori”.
Vittime invisibili, voci ritrovate e richiesta di giustizia
Boris, 51 anni, ha detto: “Bétharram era come un supermercato per predatori sessuali e quelli di noi che sono stati abusati sessualmente o violentati spesso avevano lo stesso profilo: bambini vulnerabili con genitori separati o deceduti”.
Da una povera famiglia monoparentale a Bordeaux, Boris fu mandato a Bétharram all'età di 13 anni, perché, ironia della sorte, sua madre voleva proteggerlo; a 12 anni, era stato preso di mira da una banda di criminali a Bordeaux che lo aveva anche abusato sessualmente. Boris ha commentato: “Mia madre voleva portarmi via da Bordeaux, quindi abbiamo implorato il preside della scuola Bétharram di farmi avere un posto. Per persuaderlo, gli ho raccontato dell'abuso che avevo subito, incluso l'orribile dettaglio che il mio aggressore, dopo le violenze, mi consegnava sempre una busta contenente 50 franchi francesi [l'equivalente di 7 euro, o 6 sterline].”
Sei mesi dopo che Boris è stato ammesso a Bétharram, lo stesso preside della scuola, Pierre Silviet-Carricart, un prete, lo ha chiamato nel suo ufficio il giorno del suo 14° compleanno e lo avrebbe aggredito sessualmente, per poi, come racconta al Guardian, “consegnarmi una busta contenente 50 franchi. Un cinismo e una crudeltà sconvolgenti”.
L'organizzazione dei sacerdoti che gestiva la scuola di Bétharram ha detto a marzo di accettare la responsabilità della "sofferenze" degli ex alunni e di aver lanciato un'inchiesta indipendente su quelli che ha definito "abusi di massa" avvenuti per decenni. Nel frattempo, Gélie e il gruppo di sopravvissuti francesi hanno lanciato il proprio appello a chiunque sia stato colpito, anche a livello internazionale, da crimini simili, affinché li contattino per cercare aiuto e supporto.
La famiglia religiosa di Bétharram, infatti, è un istituto missionario presente in tutto il mondo, dal Regno Unito al Brasile, alla Thailandia e alla Costa d'Avorio. “Pensiamo che questo orrore vada ben oltre la Francia”, ha detto Gélie.
Un altro di quelli alle prese con quello che ha chiamato l'“impatto a vita” dell'abuso è Laurent, un lavoratore del settore pubblico che ha detto di essere stato aggredito sessualmente nell'ufficio di un prete e di essere stato preso a pugni e lasciato privo di sensi per aver lanciato una palla di neve nella direzione sbagliata nel parco giochi. Ha presentato una denuncia legale per violenza verbale e fisica e violenza sessuale.
“La violenza non era solo uno schiaffo, era essere picchiata fino all'incoscienza”, ha commentato Laurent, che ora 56 anni. “Nei miei due anni in quella scuola, ci sono state umiliazioni, violenze e aggressioni costanti e l'impatto che tutto ciò ha avuto e avrà su di me è permanente. Sto parlando ora per assicurarmi che questo non possa mai più accadere a nessun bambino”.
Il ruolo controverso di François Bayrou: tra difesa e accuse di complicità
In parallelo, rimangono i dubbi sulla figura del primo ministro francese. Secondo diverse inchieste giornalistiche e testimoni non è credibile, infatti, che Bayrou non sapesse nulla. Ci sono due episodi in particolare che lo smentiscono, e sono stati ricostruiti dal giornale d’inchiesta Mediapart.
Uno è il primo caso che arrivò di fronte a un tribunale e raggiunse l’attenzione dei giornali: risale al 1996, quando il padre di un alunno di 14 anni sporse denuncia contro un bidello per aver picchiato suo figlio così forte da causargli la perdita parziale dell’udito. All’epoca Bayrou era già ministro dell’Istruzione e Françoise Gullung, insegnante di matematica a Bétharram, ha raccontato di aver contattato personalmente sia Bayrou che la moglie Elisabeth per denunciare quanto avveniva nella scuola, ma che i suoi avvertimenti vennero minimizzati.
L’altro caso risale a due anni dopo. Nel 1998 l’ex dirigente della scuola, padre Silviet-Carricart, venne formalmente incriminato per avere stuprato una bambina di 10 anni. Fu poi arrestato e rilasciato subito. Poco dopo ricevette un’altra accusa di violenza sessuale, e si suicidò.
A capo di un governo privo di vera maggioranza, Bayrou rischia di cadere se verrà dimostrato che sapeva e che non ha fatto nulla per arrestare decenni di abusi. La testimonianza della figlia, che pure lo difende, sembra aggravare la sua posizione, perché dimostra l’ampiezza delle violenze e rende anche poco credibile o giustificabile che per anni lui non si sia accorto di nulla.