Con il passare degli anni e l'abbattersi sul Pianeta di fenomeni climatici estremi, è sempre più evidente come le conseguenze della crisi ambientale colpiscano maggiormente i Paesi e le economie più fragili, approfondendo disuguaglianze ed ingiustizie sociali. A farne le spese sono soprattutto le donne e le bambine, tradizionalmente più esposte alla povertà e per questo prime vittime degli effetti della siccità. Lo evidenzia una recente ricerca dell'Onu preparata in occasione della Giornata della desertificazione e della siccità, che mette in luce la precarietà della condizione delle donne, discriminate e scarsamente emancipate al punto da non riuscire a far fronte ai danni che il cambiamento climatico produce sulle loro colture.

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Guenterguni//Getty Images

Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, le donne rappresentano circa la metà dei lavoratori agricoli nei Paesi in via di sviluppo e producono il 60-80% del cibo coltivato in queste regioni, ma possiedono meno di un quinto di tutta la terra a livello mondiale. Questo significa che quando la siccità consuma la terra, la desertificazione erode i terreni coltivabili e le risorse idriche scarseggiano, le donne e le ragazze, già esposte in molti Paesi a vari generi di soprusi, patiscono fame, sfollamento e violenza. Se a questo aggiungiamo il carico dei figli e la scarsa considerazione professionale di cui godono in tante realtà, è chiaro come siano le prime a patire le conseguenze delle catastrofi climatiche.

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L'Onu è al lavoro da tempo per cercare di valorizzare le capacità produttive delle donne nei Paesi in via di sviluppo, rimuovendo gli ostacoli legali che non consentono loro di ereditare la terra, accedere al microcredito, stipulare contratti. Eliminare queste barriere economiche, culturali e sociali consentirebbe a migliaia di loro di diventare soggetti decisori, in grado di gestire in prima persona le coltivazioni, investendo nell'alimentazione, nella salute e nell'istruzione della propria famiglia a beneficio della collettività. "Investire nella parità di accesso delle donne alla terra non è solo un atto di giustizia – spiega il Segretario esecutivo dell'Unccd-Convenzione contro la desertificazione Ibrahim Thiaw –. È un investimento nel nostro futuro, un impegno per la prosperità del nostro Pianeta. È un'affermazione del valore che attribuiamo non solo alla terra sotto i nostri piedi, ma anche alle mani che la lavorano". Ancora una volta, battersi al fianco delle donne, promuovendo il loro progresso e la parità dei diritti significa investire nel futuro, che non può più prescindere dall'altra metà del cielo.

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