"Cosa accadrebbe se improvvisamente, magicamente, gli uomini potessero avere le mestruazioni e le donne no?" si chiedeva Gloria Steinem nel 1978 su Ms Magazine. Sicuramente ci sarebbero assorbenti gratis forniti dallo Stato e il ciclo verrebbe usato per dimostrare la superiorità del corpo maschile, diceva la scrittrice e attivista femminista. Ma, ad oggi, secondo la deputata di Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti, ci sarebbe anche un'altra grande differenza. "Se gli uomini avessero il ciclo la legge sul congedo mestruale ci sarebbe già", ha dichiarato. Non sappiamo se sarebbe così, ma sappiamo che, nel 2023, il congedo mestruale dovrebbe essere un diritto. Per questo il nuovo disegno di legge sul tema presentato da Alleanza Verdi-Sinistra è una buona notizia.
Pochi giorni fa la Spagna ha fatto la storia come primo Paese europeo a presentare una legge sul congedo mestruale, sarebbe bello che l'Italia la imitasse almeno in questo campo. Negli ultimi anni si è parlato spesso dei problemi legati alle mestruazioni dolorose e alle difficoltà per chi ne soffre di lavorare normalmente. Il problema è stato affrontato in diverse aziende che hanno introdotto dei giorni di permesso ad hoc, ma ancora nulla è stato fatto a livello nazionale. La nuova proposta presentata dalle deputate di Alleanza Verdi Sinistra, Piccolotti, Eleonora Evi, Francesca Ghirra e Luana Zanella mira a introdurre due giorni di congedo dal lavoro o di assenza da scuola per chi soffre di dismenorrea e dunque ha dolori molto forti durante le mestruazioni.
La proposta è formata da tre articoli. Prevede fino a due giorni al mese di assenze (con giustificazione) per le studentesse che soffrono di dismenorrea, anche in deroga al vincolo di frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale previsto dalla normativa nazionale previe presentazione di certificato medico. Per le lavoratrici (contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato, determinato e a progetto), invece, sarà possibile usufruire di massimo due giorni al mese con indennità pari al 100% della retribuzione sempre a fronte di certificato medico. Infine, all’articolo 3 il ddl si occupa del problema della distribuzione gratuita dei contraccettivi ormonali e chiede che siano inseriti nei livelli essenziali di assistenza e che il ministro della Salute adotti apposite linee guida per la loro distribuzione gratuita nelle farmacie, previa prescrizione su ricetta medica. “La nostra proposta di legge sul congedo mestruale e sulla distribuzione gratuita dei contraccettivi ormonali è una sfida al Parlamento, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alle deputate e ai deputati delle forze di maggioranza e opposizione", ha dichiarato Piccolotti, "Dal governo non abbiamo visto ancora nessun provvedimento a favore delle donne, ma solo la cancellazione di Opzione donna. Partire da qui sarebbe un segnale concreto”.