Imprevedibile raptus, tempesta emotiva, confusione mentale, disperazione sentimentale, eccesso d’amore, delusione progettuale. Crollo del tasso d’autostima maschile a seguito di un rifiuto femminile. Irritazione a mano armata. Desiderio non autorizzato. Scoglionamento parossistico. Perdita momentanea del senno. Dissenso esagerato. Stupidaggine criminale. Interruzione improvvisa della pietà. Eccetera, eccetera, eccetera.

Sono infinite le sfumature con cui, subdolamente, si tende a spiegare (leggi: giustificare) un fenomeno, il femminicidio, che non ha giustificazione possibile, ma una spiegazione sì, ce l’ha, e smettiamola di girarci attorno. La spiegazione è in una (spesso) inconsapevole quanto (sempre) incrollabile convinzione: le donne non sono sovrane bensì “appartengono”. Non sono padrone delle loro vite, del loro sentimento, del desiderio, perché esistono in quanto funzioni della vita altrui e dell’altrui sentimento e desiderio.

È un’aberrazione che dura da duemila anni, e che fino a pochi decenni orsono trovava riscontro anche nel Codice penale: vi ricordate il delitto d’onore? Sì, quello. "Concetta mi ha messo le corna, e io le ho tirato il collo. L’ho stretta con le mani finché l’anima l’ha abbandonata e il corpo – quel corpo che tanto mi faceva salire il sangue alla testa (e ahimé, anche altrove) non ha smesso di divincolarsi da me". Nella coscienza del giudice di turno si è aperto uno spiraglio di solidarietà maschile: "certo quella Concetta lì era un po’ puttana. E anche Assuntina mia, ieri l’altro, ha guardato tre volte con intenzione il figlio del farmacista al Circolo dei notabili. Strozzare non è bene, ma anche le donne, santa pazienza, dovrebbero imparare a comportarsi".

Scenari superati? Nossignori. La vergognosa legittimazione che va sotto il nome di delitto d’onore è stata abolita soltanto nel 1981, meno di 40 anni fa. Ma ancora agisce. È recente la decisione di dimezzare la pena a tal Michele Castaldo, reo di aver ucciso un essere umano di genere femminile, adducendo come attenuante "una soverchiante tempesta emotiva e passionale". Causa? La solita cara vecchia gelosia. Siamo sempre lì. Lui è geloso, lei è piacente, e perciò zoccola. Oppure: troppo autonoma, troppo forte, troppo libera, troppo decisa a mollare la peggiore di tutte le zavorre: un uomo possessivo.

Lo so, è triste essere ciclicamente costrette a commentare l’incommentabile. Ma bisogna farlo: Massimo Sebastiani ha strozzato Elisa Pomarelli perché la desiderava immensamente, moriva dalla voglia di metterle addosso quelle sue manone da gigante operaio, ma Elisa Pomarelli era disponibile soltanto all’amicizia. Le piacevano le donne (e questa potrebbe essere un’aggravante), ma comunque non le piaceva lui. Anche se lui l’amava, come si affrettano a spiegarci quasi tutti i giornali.

Che valore diamo alla parola amore se la usiamo in relazione ad un assassino? E l’amore, posto che di amore si tratti e non di ossessione sessuale che commuove già di meno, stende inevitabilmente sull’ennesima giovane donna strozzata una coltre fiabesca e sul killer una patina di irritante simpatia. Ha pianto. Ha tenuto la manina del cadavere fra le sue, monologando con chi non poteva più rispondere. Sono questi gli uomini che amano le donne?

Vi farò una confessione, dal pulpito della mia Lunga vita: dopo ciascuno di questi delitti unificati, per lo più, dall’alibi della passione, mi capita di sentirmi in colpa. Sono state le donne della mia generazione le prime a dire “no”, a dire “io”, a dire “basta”. Perdonatemi ragazze, non pensavamo che la reazione di certi uomini sarebbe stata così feroce.

GLI ESSENZIALI
dock & bay telo mare asciugatura rapida, senza sabbia
courtesy photo
anker 621 power bank ricarica rapida con connettore lightning integrato
courtesy photo
mediterraneo. the passenger. per esploratori del mondo
courtesy photo