Se fosse la ragazza antica che suggerisce il suo bel volto nitido di Madonna, classico e senza infingimenti, Fanni Wrochna, origini polacche e ungheresi, italiano perfetto, terrebbe un diario di quelli col nastro rosso come segna-pagina. Ma poiché è una ragazza dei nostri tempi, affida speranze, desideri e video aInstagram, una miniera per chi la vuole scoprire. Ogni post è un piccolo film, montaggi veloci e appassionati di testi teatrali, trailer, provini e persino una notte di Taranta attorno al fuoco. Tanti i segnali: il 30 dicembre del 2024, ad esempio, scrive: "Last winter I found myself reflecting... lo scorso inverno m’è capitato di chiedermi quali ruoli sognassi per il 2024 e l’intuitomi ha suggerito personaggi in costume, realmente esistiti. Ed è successo. Al cinema e in tv ho potuto dar vita a due meravigliose donne: Désirée von Wertheimstein e Constanze Mozart, la moglie del grande musicista". Desideri esauditi, e qualcosa di più. Alla Mostra di Venezia, Fanni arriva grazie al ruolo di Désirée, amica e assistente, per sempre devota all’immortale attrice celebrata in Duse di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo principale, con gli anni della Prima guerra mondiale e le visite al fronte, le immagini d’epoca che s’infiltrano nel calore della pellicola, la madre simbolica del milite ignoto che sfila lungo tutte les trade d’Italia. È il tempo, per Duse, del declino e della solitudine d’amore, con la figlia Enrichetta, Noémi Merlant, lontana e intermittente. Al suo fianco però ci sarà sempre Désirée, la nostra Fanni che, con un’interpretazione intrisa di silenzi, italiano e tedesco e un fascino austero sospeso nel tempo, convince tutti. La sua apparizione è una sorpresa. Elle, che al suo stile unico e sorprendente dedica la copertina di questo numero, cerca di svelarne un po’ il mistero.

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Nicolò Parsenziani

Guardando il suo Instagram sembra che lei lavori moltissimo, Fanni, e in tanti Paesi. Fra teatro, danza, cortometraggi e provini pubblicati, la si vede perfino nei panni di Cicciolina, un test per Diva futura e nel ruolo di Marilyn Monroe in palcoscenico...
Mi piace lavorare a questi piccoli showreel, un bell’esercizio di montaggio con amici artisti e tecnici, ci teniamo allenati. Sono piccole storie, e mentre lei me ne parla mi rendo conto che non ne pubblico da tempo. È un buon segno, significa che ho lavorato. Quando resta molto tempo per postare sui social, un attore deve cominciare a preoccuparsi.

Fanni è il suo vero nome?
Sì, sì. Tutto mio.

Il papà è polacco, la madre ungherese, lei è nata a Budapest nel1994. Da dove esce questo nome un po’ esotico?
Nasconde una bella storia, significativa. Ho due fratelli molto più grandi e mia mamma era appassionata di una serie televisiva in costume con Fanny Ardant. Talmente le piaceva che ha pensato: "Se avrò ancora una figlia la chiamerò così". Devo il mio nome a un’attrice straordinaria....

Senza la y finale, e così mamma le ha indicatola strada. Come mai parla così bene l’italiano?
Ho studiato al liceo bilingue in Ungheria e il mio sogno era frequentare l’Accademia d’arte drammatica di Budapest. Per fortuna non mi hanno preso, e così sono venuta in Italia a provare altre scuole, ho trascorso un anno a Bologna in un laboratorio di teatro gestuale, e poi mi hanno accettata al Centro Sperimentale a Roma, dove mi sono diplomata sei anni fa. Da Budapest quasi ogni mese torno a Roma e a Genova per incontrare amici per il teatro, e, speriamo, sempre di più per il cinema.

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Nicolò Parsenziani

Come mai ha scelto proprio lItalia?
Perché già conoscevo la lingua, perché ci ho passato tantissime vacanze con la mia famiglia, perché i miei fratelli parlano anche loro la vostra lingua e mia sorella, addirittura, ha vissuto giovanissima a Roma un intero anno. Proseguo una bella tradizione

E sicuramente si è fidanzata subito in Italia...
No, è assurdo lo so, tutti dicevano che avrei trovato l’amore, anzi più d’uno. Invece no.

Impossibile non innamorarsi in Italia…
Incredibile, infatti! Più probabile un mio blocco nelle relazioni sentimentali. Ora a 31 anni sto imparando ad aprire il mio cuore. Anche perché un’attrice lo deve saper usare il cuore…

Quello di Désirée in Duse è un ruolo bellissimo, giocato sui silenzi, quindi più difficile, affascinante e complesso. Ansia, grande studio, documentazione?
Finito il Centro ho fatto praticamente sei anni di provini, soprattutto per ruoli da straniera, e questo è il primo che ho superato: valeva la pena aspettare! Sull’ansia direi che sono temprata. Da subito ho capito che c’era sintonia fra me, il ruolo di Désirée e Pietro Marcello, l’ho incontrato in Italia dopo alcuni self tape che avevo mandato e che gli erano piaciuti. Non ho studiato molto per il semplice motivo che non esiste quasi nulla su Désirée, il suo nome è appena citato in una lettera che Duse scrive a Enrichetta (la figlia della "Divina", ndr). Per gli sceneggiatori e per me è stato un lavoro di intuizione, mi premeva che la persona che ha dedicato tutta la vita all’attrice più grande del mondo potesse finalmente trovare una sua luce. Désirée l’ho costruita a partire da una frase che ho immaginato sua: «Io amo questa donna, Eleonora, e voglio fare il possibile perché la sua strada scorra felice e piena».

Per il ruolo di Désirée è stato un lavoro di intuizione più che di studio

La parola amore” è casuale?
Nel film non c’è alcuna allusione a un innamoramento per Duse, anche se forse è plausibile. In realtà è dedizione pura, totale, un sentimento altissimo. Valeria Bruni Tedeschi, che all’inizio mi intimoriva per la statura artistica e l’impegno che gravava sulle sue spalle, mi ha invece aiutata tanto, senza competizione. Non è mai scontato.

Dai suoi post e dalle sue parole si intuisce una passione per i ruoli in costume, personaggi veri della Storia. Non si sente a suo agio con la contemporaneità?
Oddio, lei è una strega...

È un complimento?
Certo, ha intuito un sentimento nascosto. Non si offenda, per me le streghe sono creature molto positive.

Ne conosce molte?
Tante. E ci indicano la strada.

Forse è la dimostrazione che non si sente del tutto contemporanea.
Tutti mi ripetono che ho un volto, un respiro, antico. La verità è che io mi trovo benissimo anche nel nostro tempo, ma avverto una messaggio connessione con il passato. Quando indosso un costume d’epoca, gli abiti di Désirée o di Constanze, sono più me stessa, più a mio agio che con i vestiti quotidiani. Sul set i costumi di Ursula Patzak, un genio, erano davvero come una seconda pelle.

Quando indosso un costume d’epoca sono più a mio agio che con i vestiti quotidiani

Leggo che parla perfettamente inglese, italiano, tedesco, ovviamente ungherese, spagnolo e russo. E poi ha studiato danza e canto…
Canto? Sa, gli attori dicono sempre che sanno fare tutto! Con la musica un po’ me la cavo, ma sono molto più a mio agio con la danza. Le due cose vanno insieme, in questo lavoro bisogna avere consapevolezza del corpo, saper esprimere qualcosa di potente con i gesti, la voce. Anche nelle foto che ho fatto per Elle il bello è stato lasciarsi andare, usare il corpo per muovere i vestiti.

Che emozione le dà essere in concorso a Venezia? Sogno o paura?
Pensi che non sono mai stata a nessun festival, e inizio con la Mostra! Come potrei non provare insieme emozione e paura? Ma sono esperienze che bisogna affrontare con il cuore spalancato e godersele a pieno. Sono soprattutto molto curiosa, è già tutto un grande regalo, cerco di non avere aspettative, di godermi ogni secondo nel presente e di essere aperta a quello che arriva. Lo so che sono frasi banali, però io vivo veramente così.

Manca solo il capitolo amore.
Già, al momento sono ancora single, l’amore lo riservo alla famiglia, agli amici. Qualcuno di speciale arriverà perché oggi sono più aperta al sentimento, più tranquilla in materia. Però la mia vera passione è il lavoro e far convivere le due cose non è per niente facile, anzi.

LItalia diventerà la sua nuova casa?
Vorrei starci più a lungo, sì. Viverci definitivamente? Non so. Budapest è fantastica, anche se la gente in generale porta in sé la memoria di una Storia recente pesante, avverto ancora nell’aria malinconia. L’Italia e la Spagna mi ispirano più solarità, ma farei fatica a rinunciare all’incredibile bellezza della mia città. Al momento sono felicemente sospesa tra due nazioni e le molte lingue che parlo e uso per il mio lavoro. Devo ancora trovare il mio punto di caduta ed equilibrio. Ne riparliamo dopo Venezia.

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Nicolò Parsenziani