Che macchine perfette, gli alberi! Non solo producono ossigeno ma catturano le polveri sottili, assorbono la CO2 – principale minaccia per il clima – fanno da barriere acustiche, migliorano la qualità dei suoli, frenano l’erosione. Le loro chiome intercettano la pioggia e ne rallentano il flusso, le loro ombre abbassano le temperature evitando l’effetto “isola di calore” in città, rendono ogni paesaggio più piacevole e le persone più creative e serene. Per questi e numerosi altri motivi, e soprattutto perché negli ultimi decenni sono stati decisamente immolati all’asfalto e al cemento, gli alberi sono tornati nelle agende di sindaci che hanno chiara l’urgenza di ridare un ruolo alla natura nelle aree urbane.
Perché è importante riforestare le città
Sono cento, mille, milioni gli alberi da mettere a dimora nelle città italiane. Ma quali piante scegliere? Dove metterle? Da dove cominciare? "L’obiettivo è trovare il posto giusto per l’albero giusto", spiega Sergio Gallo, direttore generale della Fondazione AlberItalia, ente no-profit nato nel 2021 con l’obiettivo di creare nuove piantagioni nelle aree urbane, gestire i boschi e fare ricerca. "Siamo partiti facendo una mappatura del territorio italiano che ci ha permesso di identificare le aree che hanno più bisogno di infrastrutture verdi: in particolare, ci impegniamo nelle zone dove maggiori sono le concentrazioni di CO2, che siano pubbliche, private o demaniali. Al nostro interno abbiamo un comitato etico che vigila per evitare che le piantumazioni vengano utilizzate dalle aziende per fare greenwashing. Se l’obiettivo è catturare le emissioni di CO2 in eccesso, diciamo subito che la prima cosa da fare è impegnarsi a ridurle. Certo, anche gli alberi possono fare molto, ma cominciano a produrre effetti positivi non prima di 15-20 anni".
Nel 2024 AlberItalia conta di arrivare a mettere a dimora 75.000 piante, e altre 20.000 sono in corso di progettazione per l’anno prossimo. Le piantine crescono in vari vivai forestali regionali che i soci fondatori di AlberItalia (tra cui la Società di Selvicoltura ed ecologia Forestale) cercano di mettere a sistema nell’ottica di un rilancio del settore. "I nostri progetti sono i più diversi: dalla ripiantumazione della Foresta Dannunziana a Pescara, distrutta da un incendio, per la quale sono state fatte le analisi genetiche sui pochi semi rimasti per risalire a quali piante erano presenti, alla campagna di crowdfunding per rinfoltire la foresta del Panaveggio distrutta dalla tempesta Vaia. Senza contare i più arditi progetti di decementificazione per rimettere alberi al posto delle strade, come si vorrebbe fare con nuove linee guida elaborate nei comuni di Pescara e Jesi", dice Gallo, che ha sul tavolo i piani per nuove alberature da Torre del Greco a Porto Marghera, da Bari a Chivasso, finanziati da risorse fornite volta per volta da comuni, aziende o privati.
Gli alberi in città fanno bene alla salute (e all'economia)
Il comune di Prato si è dotato dal 2018 di un Piano di Forestazione urbana per creare diverse aree verdi, l’ultima delle quali è il Bosco delle neofite, finanziato dal progetto Arte per la riforestazione, cioè con i proventi della vendita di opere d’arte messe a disposizione da una ventina di artisti internazionali grazie ai quali è stato possibile piantumare e riqualificare una zona periferica. "L’abbiamo scelta incrociando dati su popolazione, qualità dell’aria, risorse, abbiamo individuato una zona che più di altre aveva bisogno di un polmone verde", dice l’agronomo del Comune, Paolo Bellocci, che segue il progetto (nato da un’idea di Stefano Mancuso, botanico e docente di Arboricoltura all’Università di Firenze) di creare un boschetto con 500 piante di diverse specie non autoctone, ma che si sono ben adattate al territorio. "Riceviamo molte offerte di privati che donano alberi per le aree pubbliche. Il Comune si fa carico della loro cura, che significa gestirne le chiome senza ricorrere a drastiche capitozzature, irrigarle, difenderle se necessario dai parassiti. La vera sfida per la qualità dell’aria sarebbe togliere posti auto lungo le strade e metterci delle piante".
A Parma e provincia, grazie al consorzio forestale Kilometroverde, chiunque abbia un terreno può metterlo a disposizione per piantumarlo. Nato nel 2015 per creare un corridoio verde di 11 km lungo l’autostrada, oggi il consorzio ha l’obiettivo di far crescere 100.000 piante entro l’anno prossimo nel territorio di Parma e provincia, grazie all’impegno di 106 soci (tra amministrazioni, aziende e privati). Kilometroverde ha anche quantificato i benefici economici apportati da questi alberi: uno studio realizzato da Vsafe, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dopo aver analizzato tre interventi di forestazione nei comuni di Parma e Busseto, ha concluso che in 30 anni l’investimento di realizzazione, gestione e manutenzione dei boschi avrà un ritorno pari a 112 volte la spesa. E siccome i buoni progetti possono essere contagiosi, anche il Comune di Modena si è già messo a studiare il modello di Parma (e provincia).
Di sindaci con il pollice verde ce n’è un gran bisogno. A Milano prosegue il progetto Forestami che ha l’obiettivo di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 (siamo a 650.000 circa). In autunno inizieranno i lavori per realizzare una fascia verde lungo il percorso della linea di filobus 90/91, circa 40 chilometri per i quali sono previsti 60.000 arbusti e 350 alberi. Si chiamerà Milano Green Circle e servirà solo in parte a compensare le diverse centinaia di alberi caduti in seguito alla violenta tempesta che ha colpito la città nel luglio 2023.