Amore, speranza, libertà, e ovviamente pace. L'arcobaleno diventato oggi emblema della strenue lotta al coronavirus, dal 1978 è simbolo della comunità LGBTQ+ e parte integrante della storia, iconografica e non solo, del movimento per i diritti omosessuali ("La nostra sessualità è di tutti i colori, di tutti i generi, razze ed età", come spiegava il creatore della Rainbow Flag, l'artista e attivista gay Gilbert Baker ndr). Nei giorni scorsi, in Tunisia le due anime della bandiera arcobaleno si sono unite, sventolando nel cielo proprio nel momento più difficile per il diffondersi dell'emergenza nello stato africano (e nel primo giorno di Ramadan ndr) per l'annuncio worlwide del primo matrimonio gay della sua storia, e primo caso del mondo arabo. A rendere nota la good news (multi color) dalla propria pagina Facebook, l'associazione Shams - per la depenalizzazione dell'omosessualità in Tunisia.

Lo stato tunisino, dunque, ha riconosciuto per la prima volta un matrimonio tra due persone dello stesso sesso, e la svolta è epocale (da non sottovalutare la tempistica: l'annuncio è stato pubblicato il primo giorno di Ramadan, mese sacro per i musulmani, il che ha provocato molto rumore sui social e sui media ndr). "Si tratta di una prima assoluta in Tunisia e nel mondo arabo", ha scritto l'associazione tunisina nel post, precisando che "il contratto di matrimonio tra un cittadino francese e un tunisino, sottoscritto in Francia, è stato riconosciuto in Tunisia ed annotato nell'atto di nascita dell'anagrafe tunisina". Come precisato da Ansa, i due neo sposi, un giovane tunisino di 26 anni e il suo compagno francese di 31, adesso vivranno insieme in Francia, visto che il 26enne ha di conseguenza ottenuto un visto per il ricongiungimento familiare. "Un fatto che va nella giusta direzione di stabilire il principio del libero arbitrio dell'individuo e il principio di uguaglianza e non discriminazione", ha commentato il Presidente di Shams, l’avvocato Mounir Baatour, "confinato" a Marsiglia a seguito delle minacce di morte ricevute per la sua candidatura alle presidenziali del 15 settembre scorso.

Una notizia, che, come prevedibile, ha creato non poco scompiglio. Il deputato Yosri Dali, sempre su facebook, ha annunciato di aver presentato un’interrogazione scritta al ministro per gli Affari locali Lotfi Zitoun sulla faccenda "incresciosa", per poi "smentire" la notizia e accusare apertamente la Shams e Batoour di aver diffuso una fake news (l’avvocato Mounir a sua volta non molla e continua a parlare di un'importante "avanzamento giuridico" e di un allineamento della Tunisia "al resto del mondo" in termini di diritti umani). Un piccolo passo verso l'inclusione, un piccolo passo che purtroppo fa ancora notizia (quando chiaramente non dovrebbe) ma che rimane un grande iniezione di stima e legittimazione per l'orgoglio LGBTQ+. Perché in Tunisia l'omosessualità è ancora considerata un reato (ma anche in Russia la situazione non è tanto migliore), con controlli da parte della Polizia, perquisizioni, violazione della privacy e condanne fino a tre anni di carcere (la legge condanna l’omosessualità in Tunisia con l’articolo 230 del codice penale ndr), e la notizia del primo matrimonio egualitario riconosciuto in tutto il mondo arabo è la scossa tanto attesa che profuma di libertà, accettazione, rispetto, speranza e amore. Over the rainbow (e oltre).

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