Rappresenta un unicum, perché uniche sono queste montagne», dice Mario Brunello, violoncellista di fama internazionale, per presentare il festival I Suoni delle Dolomiti, di cui è direttore artistico, oltre che uno dei protagonisti. «Non si tratta semplicemente di una serie di spettacoli, è un modo diverso di pensare la natura e concepire l’arte, fondato su un enorme rispetto per le Dolomiti e la loro fragilità». Nata nel 1995, la manifestazione trentina con questa edizione compie trent’anni, a conferma di una formula vincente che coinvolge attivamente gli spettatori con i suoi appuntamenti da raggiungere quasi tutti a piedi via sentiero, un perfetto connubio tra note e paesaggio che promuove un turismo consapevole, sostenibile e inclusivo. Per oltre un mese, fino al 4 ottobre, tra le vette patrimonio mondiale dell’umanità, tanti i concerti e gli eventi in programma (isuonidelledolomiti.it), quasi tutti gratuiti, dalla classica al jazz, dalla musica etnica alla tradizionale, alla canzone d’autore.
Solo per fare qualche esempio, il 29 agosto a mezzogiorno in Val di Fiemme, al cospetto del Latemar, con una vista straordinaria sulle Pale di San Martino e sulla Catena del Lagorai, è di scena la worldmusic con il coro femminile Le Mystère des Voix Bulgares, mentre il 30 a Malga Spora, sull’altopiano della Paganella, circondati dalle Dolomiti del Brenta, protagonista sarà un quartetto d'eccezione composto da Avi Avital, Giovanni Sollima, Alessia Tondo e Giuseppe Copia, con un repertorio dal barocco alle musiche popolari. E ancora, il 4 settembre i primi raggi di sole accarezzeranno alle 6.30 il Col Margherita, tra i punti più panoramici sulle Dolomiti della Val di Fassa e dell’Agordino, sopra Passo San Pellegrino, scenario naturale per il concerto L’Alba delle Dolomiti con Wu Wei, virtuoso di sheng, uno strumento tradizionale cinese.
«In questi tre decenni oltre 800 artisti hanno scelto di abbandonare le comodità di una sala da concerto, dei teatri, della routine, per la montagna», osserva Brunello. «La raccomandazione generale è sempre stata: “Guardate che lassù non c’è un’acustica, c’è solo il vostro suono, che deve essere ricreato per l’occasione e diventare protagonista”. Per me, così come per tanti colleghi che anche a distanza di tempo ricordano la percezione di un suono nuovo, è stato un grande insegnamento». E poi c’è l’esperienza condivisa del cammino. «Il sito lo si raggiunge insieme al pubblico, chiacchierando sullo stesso sentiero, condividendo tempo e fatica», dice Brunello. E una volta a destinazione, non ci sono camerini né quinte in cui prendere le distanze. «La musica è dappertutto: a volte occorre andarla a cercare, altre la si ha con sé. Io amo molto il mio strumento, mi piace suonare nei luoghi a cui sono particolarmente legato, e questo pensiero lineare viene colto. Tante persone poi mi dicono che non avrebbero mai immaginato che una suite di Bach ascoltata in mezzo a un prato potesse regalare emozioni così forti. Una grande soddisfazione».
Mario Brunello si esibirà con il Quartetto Prometeo in uno degli eventi più attesi, il Trekking dei Suoni, dal 12 al 14 settembre, appuntamento fisso della kermesse. «Custodisce l’idea originaria del festival, ovvero camminare con il pubblico, decidere insieme dove fare musica e vivere la montagna, dalla mattina alla sera e viceversa», spiega. «Quest’anno andremo in uno dei posti che amo di più, le Dolomiti di Brenta, dove eseguiremo il Quintetto op. 163 di Franz Schubert: il capolavoro della musica da camera, nel capolavoro delle Dolomiti». Sarà invece uno speciale incontro tra parole e musica quello del 9 settembre a San Martino di Castrozza, con Marco Paolini e Alberto Ziliotto: Bandiera bianca. L’irresistibile ascesa della vocazione turistica. Cristo è resort è uno spettacolo nato per il trentennale e inserito nel progetto “Atlante delle Rive”, dedicato alle acque e alla montagna al tempo della globalizzazione, con una riflessione sul fenomeno turistico delle Dolomiti, oggi più che mai attuale e necessaria. «Non tutti i luoghi sono per tutti: sono per chi li ama davvero e li rispetta», osserva Brunello. «La vetta, come la musica, non va conquistata, ma percorsa, scoperta, esplorata. E poi si torna indietro e si ricomincia, con la giusta fatica e ciò che si è imparato, come sanno gli alpinisti. Occorre interrogarsi su questa follia collettiva del dover salire per forza, del lasciare like, del postare foto senza capire il senso del viaggio, del luogo». L’opposto della filosofia del festival, che fa vivere interiormente la meraviglia delle montagne, avvolti da una preziosa sensazione di libertà.