Cos’hanno in comune San Francesco d’Assisi, il filosofo Friedrich Nietzsche, lo chef Antonino Cannavacciuolo e Juicy Salif, uno dei pezzi più famosi del design contemporaneo? Il lago d’Orta, detto anche Cusio. Piccolo, ci starebbe venti volte e rotte nel Garda. Meno battuto, appartato com’è nel suo angolo di Piemonte nordoccidentale con le Alpi a far da tiara. Romantico, con quell’isola di San Giulio che sembra un delicato apostrofo sulle acque immote, ovvero non ci sfrecciano motoscafi a ripetizione come nei più celebri omologhi. Per dirla alla Honoré de Balzac: “Un delizioso piccolo lago ai piedi del Rosa, un’isola ben situata sull’acque calmissime, civettuola e semplice”.

Arte sacra e nuovi musei

Se qui San Francesco non ci è mai arrivato in carne e ossa, statue che lo rappresentano si replicano nelle venti cappelle del Sacro Monte d’Orta, cocuzzolo che domina l’incantevole borgo di Orta San Giulio. Realizzate tra Sette e Ottocento, le cappelle cristallizzano i momenti clou della vita del santo con dipinti e sculture dal realismo impressionante - sono a grandezza naturale! - in un mélange stilistico che va dal rinascimento al rococò. Mentre le visitava, era inizio maggio del 1882, il filosofo Friedrich Nietzsche viene travolto dalla passione per la sua accompagnatrice, la filosofa, scrittrice e psicoanalista Lou von Salomé. Il lago d’Orta fa questo effetto, anche ai nichilisti della prima ora. Oggi, il modo migliore per scoprire le cappelle è accodarsi a una delle visite guidate organizzate dall’ente di gestione dei Sacri Monti Unesco.

Per trovare la novità museale più recente della zona bisogna raggiungere l’estrema sponda settentrionale. Il museo moca di Omegna - srotolando l’acronimo si ottiene “museo omegnese del casalingo”, dove la “m” iniziale è volutamente minuscola - raccoglie oltre tremila pezzi iconici dei grandi nome del Made in Italy. Bialetti, Lagostina, Girmi, Alessi sono tutti nati qui. Oltre agli oggetti, c’è la sala digitale che “offreuno spettacolo multimediale interattivo per rendere omaggio alla storia industriale del territorio e far rivivere l’epoca di grande fertilità culturale, economica e sociale del dopoguerra”. Multimedialità anche per un altro museo omegnese, quello intitolato a Gianni Rodari, scrittore al quale la cittadina lacustre ha dato i natali. Tra gli outlet dei suddetti marchi dove fare shopping, l’Alessi Factory Store. Ed ecco così giustificato Juicy Salif, il criptico quanto iconico spremiagrumi progettato da Philippe Starck per Alessi, citato all’inizio.

la sala digitale del nuovo moca, museo omegnese del casalingo.pinterest
courtesy press office
La sala digitale del nuovo moca, museo omegnese del casalingo.

A casa dello chef

«Giovanissimo, volevo fortemente conoscere e visitare il lago d’Orta: durante le mie prime esperienze nelle cucine vicino a casa in Campania, ho incontrato tanti chef che lasciavano il lago, per lavorare da noi al Sud. Ho voluto fare l’inverso: andare al nord e conoscere quelle terre». Parole di Antonino Cannavacciuolo che, alla domanda “Cosa l’affascina del lago d’Orta”, si lascia trasportare dai ricordi. «Ed eccomi lì, appena ventenne, ad affrontare questa nuova avventura. Non avrei mai potuto immaginare che la mia strada prendesse la direzione che sto vivendo ora, e che il lago d’Orta mi avrebbe accolto e regalato così tante sorprese. Oltre alla famiglia e al lavoro, ho creato con il lago un armonico rapporto speciale, che mi fa stare bene. Ho imparato a conoscerlo poco alla volta e a ritrovare nelle acque e nei riflessi delle montagne quella stessa pace che il mio mare mi donava. Il mare rimarrà sempre la mia origine, la mia essenza, ma il lago mi ha portato alla maturità, all’amore, e alla paternità. Gli devo molto». Cannavacciuolo ha ripagato creando sul lago due indirizzi d’eccezione, che mixano ospitalità e cucina. Per atmosfere d’altri tempi e d’altri luoghi, il Relais & Châteaux Villa Crespi, quattordici suite all’interno di una dimora costruita a fine Ottocento dal tycoon del tessile Cristoforo Benigno Crespi in stile mediorientale, con tanto di minareto. Svetta alta anche la cucina proposta dal ristorante del relais, che vanta tre stelle Michelin.

Stellato da qualche mese anche Cannavacciuolo by the Lake, ristorante pieds dans l’eau di Laqua by the Lake, secondo resort cusiano dello chef. Qui le suggestioni da riad lasciano il posto ad ambienti über-contemporanei con camere e suite dalle grandi vetrate che si affacciano su balconi e terrazze. A completare l’offerta, il Beach Club e la Longevity Suite, Spa votata al freddo con criosauna per tutto il corpo e criolift per il viso. Non mancano comunque massaggi olistici, trattamenti ayurvedici ed estetica avanzata.

una suite di laqua by the lakepinterest
courtesy press office
Una suite di Laqua by the Lake.

Charme e fine dining

Nel borgo di Orta, con le sue stradine acciottolate e la piazza principale a sfioro sull’acqua, vanta una stella Michelin anche la Locanda di Orta, regno di chef Andrea Monesi, novarese classe 1991. Oltre al ristorante, AM Bistrot con tavoli su una terrazza, ça va sans dire, vista lago, più b&b di charme. Per chi preferisce una vista zenitale sullo specchio d’acqua, La Darbia dei fratelli architetti Gian Carlo e Matteo Primatesta che hanno riportato a nuova vita un’arcaica architettura rurale. Oggi, resort di venti appartamenti-suite, infinity pool riscaldata sospesa tra il lago e il Monte Rosa e ristorante La Cucina affidato allo chef Matteo Monfrinotti. Tutt’intorno, giardini, vigneti e l’orto biologico. Per aumentare l’imbarazzo della scelta sull’ospitalità cusiana, nell’idilliaco borgo di Pella, Casa Fantini/Lake Time, undici camere con terrazza firmate Piero Lissoni.

    la piscina a sfioro del resort la darbiapinterest
    Tobias Kaser Photography
    La piscina a sfioro del resort La Darbia.

    Trekking sì, ma slow

    Dietro al tolkeniano nome l’Anello del Raggio d’Oro si snoda un suggestivo percorso di sei chilometri di slow trekking che unisce i borghi di Pettenasco e Legro. Dal lungolago del primo, dopo aver ammirato il campanile romanico dell’anno Mille, si sale senza affanno tra boschi e borghi gioiello come Miasino, fino a conquistare Legro, frazione di Orta San Giulio chiamata il “Paese dipinto” grazie a numerosi murale. Per ritornare al punto di partenza basta scendere all’imbarcadero di Orta e da qui salire sul battello in direzione Omegna. Altra mini crociera consigliata è quella che, sempre da Orta, naviga all’isola di San Giulio. Leggenda narra che, nel IV secolo, questo coriandolo di terra fosse infestato dai draghi. Poi è arrivato San Giulio e ne ha fatto piazza pulita. A celebrare la vittoria rimane un’imponente basilica, in sublime contrasto con quell’allure civettuolo e semplice che tanto piaceva a Balzac.

    tourist boat arriving in orta san giulio, lake orta, northern italypinterest
    Federica Grassi//Getty Images
    Il battello per l’isola di San Giulio dal borgo di Orta.