Anch’io, come tutte, sono cresciuta credendo nell’amore. Ma l’amore con cui siamo cresciute non era solo il rapporto romantico tra due persone che si piacciono e si scelgono per vivere insieme. Era una cosa ben più pervasiva, un’idea legata alla nostra stessa identità e alla realizzazione personale, cioè un traguardo di base che ci sentivamo tenute a conseguire tanto quanto il diploma. Qualcosa per cui lavoravamo ogni giorno, senza tanto pensare al suo senso, al posto che doveva avere nella nostra vita. Esattamente come si studiava il latino perché era parte del pacchetto necessario a prendersi la maturità, un'adolescente dei miei tempi studiava l’amore. Crescendo, non ho mai messo in discussione tutte le energie, le ore della giornata, e più tardi i mesi e gli anni che ho dedicato all’idea dell’amore, a far funzionare l’amore, a scrivere dell’amore senza farlo sembrare amore.

Da ragazza non guardavo molta televisione. Sono cresciuta senza Beverly Hills, senza Dawson’s Creek, se non qualche puntata qua e là; sono cresciuta anche senza Take That e Backstreet Boys, senza poster e idoli da sognare. Non dico con questo che sia vissuta protetta dalla cultura mainstream misogina e oggettificante degli anni ’90 e 2000, ma che non ero una vestale di primo piano in questo scenario di ragazzine tirate su come per farsi scegliere da uno sguardo alla parete. La mia famiglia era al contempo troppo lavoratrice e troppo cerebrale perché questi vezzi borghesi di appendere le cose in camera fossero contemplati, e la volta che ho esposto un calendario degli Oasis (con foto di concerti) mia madre mi ha guardato come se fossi demente.

perché la società vuole le donne in coppiapinterest
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Viene passato alle ragazze il concetto di aver bisogno della coppia, le ragazze dedicano moltissimo tempo ed energia all’amore romantico

Nonostante tutto, io credevo nell’amore, pensavo all’amore, sognavo l’amore, perché l’amore era nei film che vedevo al cinema con la mia tessera del martedì pomeriggio, nei libri che leggevo da sempre, ma non solo questo: l’amore era un modo per esistere, un modo anzi di lottare contro la mia inesistenza, perché sentivo che senza quella cosa non avrei avuto diritto a parlare, a occupare spazio, a fare delle cose e prima ancora che scrivere, era come se senza amore non avessi avuto diritto a pensare.

Non è che la società “ci vuole in coppia”, come ho letto a San Valentino, è che la società vuole le donne in coppia (in coppia con un uomo), pena l’irrilevanza, come già nel titolo racconta Rebecca Solnit col suo memoir Ricordi della mia inesistenza (Ponte alle grazie). Che gli uomini siano in coppia o meno la società se ne frega, hanno diritto e spazio di esistere a prescindere, e infatti per loro l’amore e la coppia sono una cosa fra tante, una cosa che bene se c’è e se no pazienza.

Lo dice bene il romanzo Atti di sottomissione di Meghan Nolan (NN Ed.), che è sì il racconto di un amore tossico per il bellissimo e cattivissimo Ciaran, ma è soprattutto la storia di una ragazza che si piace solo quando è innamorata. L’amore – il rapporto con un uomo – come unico modo per rendersi interessanti ai propri occhi e agli occhi del mondo.

Che questa cosa non ha quasi niente a che fare con il romanticismo lo scopri quando l’amore non si concretizza in coppia. La società non ti chiede davvero di diplomarti nell’amore ma di ambire alla laurea di power couple, una situazione per cui idealmente tutti vi invidiano (ma chi?) e la parte femminile della coppia viene illuminata e legittimata dalla parte maschile. Ce la immaginiamo una Ferragni ancora single? Non credo.

Viene passato alle ragazze il concetto di aver bisogno della coppia, le ragazze dedicano moltissimo tempo ed energia all’amore romantico, e si trovano in qualche modo ad averne bisogno davvero. Riconoscendo, facendo spazio alle donne in quanto individui, in quanto loro stesse, si ridimensiona l’amore. Cosa che alle ragazze farebbe un gran bene. L’amore potrebbe davvero cominciare a essere, anche per noi, un romantico optional piuttosto che uno stile di vita. C’è così tanto là fuori. Avremmo così tanto altro da scoprire, di noi e degli altri. Abbasso l’amore, non ne posso più.